Il forno inceneritore di Desio gestito da BEA |
Forse non tutti sono a conoscenza del fatto che il Comune di Meda detiene alcune partecipazioni dirette in una serie di società di servizi, come da tabella sotto.
Partecipazioni Dirette
N.
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Società
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% quota di partecipazione
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1
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B.E.A. spa
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7,34
|
2
|
I.A.NO.MI spa
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2,4
|
3
|
A.E.B. spa
|
3,042
|
Sulla partecipazione a Bea e sulle vicende di questa società vorremmo soffermarci, perchè su BEA società che gestisce il ciclo dei rifiuti di molti comuni brianzoli (compresa Meda) e il FORNO INCENERITORE DI DESIO, è prevista l'applicazione di un nuovo piano industriale che andrebbe a modificare pesantemente l'assetto societario con l'entrata di un socio privato al 40% nonchè un ingiustificato incremento di rifiuti da incenerire che passerebbero dagli attuali 60.000 t (di cui solo 38.000 t provenienti dai Comuni del Consorzio e gli altri dall'esterno) a 92.000 t.
E' un piano industriale che non condividiamo minimamente.
Un piano industriale che i Comuni avevano in buona parte accettato con delibere proposte ed approvate dalle passate amministrazioni di centrodestra e che, purtroppo, sinora pare non voler essere rimesso in discussione dalle nuove Giunte di centrosinistra.
Al momento, tra le amministrazioni, solo il Comune di Desio ha sollevato una serie di quesiti e perplessita su questo piano, mentre esistono dubbi e contrarietà tra molti consiglieri comunali sparsi nelle varie amministrazioni.
E' un piano industriale che non condividiamo minimamente.
Un piano industriale che i Comuni avevano in buona parte accettato con delibere proposte ed approvate dalle passate amministrazioni di centrodestra e che, purtroppo, sinora pare non voler essere rimesso in discussione dalle nuove Giunte di centrosinistra.
Al momento, tra le amministrazioni, solo il Comune di Desio ha sollevato una serie di quesiti e perplessita su questo piano, mentre esistono dubbi e contrarietà tra molti consiglieri comunali sparsi nelle varie amministrazioni.
Sulla questione e sulla sua evoluzione vi proponiamo il comunicato stampa di SEL che boccia questo piano industriale facendo anche proposte concrete e il commento del Comitato Beni Comuni della provincia di MB.
Sinistra Ecologia Libertà – Monza Brianza
esprime
la propria contrarietà al Piano Industriale proposto
da
Brianza Energia Ambiente S.p.a. (BEA) ai Comuni soci.
BEA sta proponendo ai Sindaci dei Comuni soci, attraverso un nuovo Piano Industriale, di continuare a utilizzare il vecchio forno inceneritore , potenziandolo a 92.000 ton/a, con un costo di 32 milioni di euro. Attualmente i comuni soci conferiscono rifiuti per sole 38.000 ton/a e 27.000 ton/a vengono reperiti altrove. BEA prevede l'aumento dei rifiuti inceneriti come requisito necessario per coprire tutti gli investimenti chiesti ai comuni.
La pratica della raccolta differenziata, in questi ultimi anni, ha
ridotto drasticamente il ricorso all'incenerimento e prevedere un piano che
trova il pareggio economico, attraverso la maggiore quantità di rifiuti
smaltita con l'incenerimento, rischia di esporre ad un forte rischio i Comuni,
a cui si stanno già chiedendo ingenti investimenti. Una scelta di questo genere
provoca la "caccia" al rifiuto, attraverso ‘politiche di dumping’ nel
prezzo (acquisto a costi inferiori), così come già accaduto, che porta
paradossalmente i comuni soci, che si devono sobbarcare i rischi di investimento,
a spendere di più degli altri comuni solo "conferitori", oppure, ad
allentare l'attenzione e l'impegno sulla raccolta differenziata, per garantire
i quantitativi di pareggio economico.
Bea per potenziare il forno deve altresì trovare capitali ed il piano
industriale prevede che vengano recuperati da privati, costituendo una nuova società
di gestione, con il 40% al capitale privato. I nuovi capitali freschi, vincoleranno
inoltre, i comuni soci, per i prossimi 20 anni.
BEA nel dettare queste sue linee
strategiche ai Sindaci sta mettendo a rischio il potenziamento della raccolta differenziata e la
virtuosità raggiunta dai comuni. Vuole portare velocemente in
approvazione il piano industriale per avviare le procedure per l’appalto, senza
tener conto che la Corte Costituzionale,
con sentenza del 20 Luglio 2012, ha abrogato l’obbligo della privatizzazione.
Anche se i comuni non hanno discusso la novità della sentenza nei consigli
comunali, BEA sta accelerando i tempi per ricercare la maggioranza
nell’Assemblea dei Sindaci, nonostante alcuni comuni abbiano deliberato il piano industriale prima del luglio
2012 e quindi in condizioni diverse, altri si accingono a deliberarlo ora ed
altri ancora non ritengono opportuno
deliberare.
SEL esprime la propria
contrarietà al piano industriale perché è fortemente convinta che al centro delle politiche di gestione
dei rifiuti debba essere posta con forza la logica del ‘ciclo integrato dei rifiuti’, ovvero della prevenzione alla produzione,
riutilizzo, riciclo e recupero, ribaltando l’impostazione del piano industriale
che pone tra i principali presupposti, per il proprio equilibrio economico
finanziario, l’incenerimento per i prossimi 20 anni. SEL non può approvare un
piano industriale che riduce la stessa raccolta differenziata, per garantire un
quantitativo obbligato di rifiuti da inviare al forno! Non si può approvare un
piano che peggiora l’inquinamento atmosferico,la salute e i miseri bilanci dei
cittadini,anziché trasformare i rifiuti in risorsa e risparmio economico! La
tecnologia dell’incenerimento dei rifiuti, dal dopoguerra ad oggi, ha risolto
una serie di problemi ma ha provocato
numerosi danni alla salute umana ed ambientale. Non per niente la scienza
medica ambientale, indica la necessità di superare le termo-tecnologie a favore
di tecnologie meno impattanti e più ecosostenibili.
SEL ritiene che i Comuni, soci di BEA, debbano consolidare nel
proprio territorio una società interamente pubblica che diventi punto di riferimento
virtuoso del ciclo integrato dei rifiuti.
Non è accettabile dire di voler
mantenere la proprietà pubblica del processo, ma nel contempo generare le
premesse per una privatizzazione futura di segmenti dello stesso in una ottica strettamente economicistica. Occorre
mettere al centro il servizio pubblico del ciclo integrato dei rifiuti e non i
processi di carattere strettamente economico!
SEL propone una linea guida
per un nuovo piano industriale più rispettoso ed eco-sostenibile:
1. mantenimento della totale proprietà pubblica del
ciclo complessivo dei rifiuti;
2. potenziamento della raccolta differenziata dei comuni soci a livelli più virtuosi;
3. redazione di uno studio di fattibilità tecnica, organizzativa ed economica, per un modello
più virtuoso della gestione dei rifiuti,
che preveda: una semplificazione ed ottimizzazione della differenziazione dei rifiuti ai fini di
un risparmio per i cittadini, il trattamento della frazione umida con recupero
del biogas, la selezione e trattamento degli ingombranti, soluzioni
tecnologiche ‘virtuose’ per il trattamento della quota residua di rifiuti dopo
la raccolta differenziata, la gestione unica delle piattaforme e la
valorizzazione degli attuali servizi;
4. discussione degli esiti dello studio di fattibilità
con i comuni e la stessa popolazione in un processo partecipativo.
5. mantenimento di BEA come strumento tecnico/gestionale
ed operativo dei Comuni per riorganizzare tutto il settore.
SEL invita tutte i Sindaci
soci di BEA a non affrettare l’approvazione di un piano con questi pesanti limiti, ma ad utilizzare il buon senso, prendendo più tempo, al fine di effettuare scelte
giuste e rispettose della salute e
dell’ambiente, soprattutto in un territorio così martoriato.
Invita tutte le Amministrazioni
Comunali, socie di BEA, ed i cittadini, ad un confronto pubblico sulla gestione
del ciclo integrato dei rifiuti, perché pubblici devono essere gli interessi che devono istruire il
piano.
Monza 21 Ottobre 2012
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APPELLO A
TUTTE LE PERSONE DI BUONA VOLONTA’ PER DIRE NO ALL’INCENERITORE
E AVVIARE IL
PERCORSO DI RIFIUTI ZERO NEL TERRITORIO DI MONZA E BRIANZA.
Il Comitato
Beni Comuni di MB, ritiene gravissimo il tentativo della giunta di Cesano
Maderno di calpestare la volontà popolare e proporre la privatizzazione di Bea
(forno inceneritore di Desio), nel solco dei peggiori governi di centro
destra-lega che hanno sfasciato la Brianza
e l'intero paese.
Denunciamo:
che la “gara per la selezione
del socio privato” di Bea Gestione S.p.A. è la testa d’ariete nella
provincia di MB per abbattere la volonta’ popolare di mantenere totalmente
pubblica la gestione dei servizi locali.
La
volontà espressa dal popolo attraverso il referendum deve essere rispettata. Questo
è il significato che più chiaramente emerge dalla lettura della Sentenza della
Corte Costituzionale n. 199/2012 dello scorso 20 luglio che ha dichiarato
l’illegittimità costituzionale dell’intera disciplina dei servizi pubblici
locali introdotta dopo il referendum del 13 giugno 2011 dal governo Berlusconi.
Ripercorriamo brevemente i fatti. Il referendum del 12 e 13 giugno 2011 ha
sancito l’abrogazione dell’art. 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n.
112, che dettava una normativa generale di settore, inerente i servizi pubblici
locali, volta a restringere le gestione in
house dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, consentite solo
in casi eccezionali. L’effetto abrogativo si è realizzato con decorrenza dal 21
luglio 2011, a seguito della pubblicazione nella gazzetta ufficiale del d.P.R.
n. 113/2011. A distanza di meno di un mese dalla pubblicazione di questo
decreto, dichiarativo dell’avvenuta abrogazione dell’art. 23-bis, il Governo
Berlusconi, con l’art. 4 del D.L. n. 138/2011, interveniva sulla materia dei
servizi pubblici locali, con una norma che riproponeva, quasi integralmente,
quella abrogata.
In
sostanza cosa era avvenuto: con
un’operazione da “furbetti di paese”, il
governo Berlusconi, giocando sul fatto che gran parte dell’attenzione era stata
riservata all’”acqua pubblica”, aveva reintrodotto l’art. 23-bis per gli altri
servizi pubblici. La Corte Costituzionale ha smascherato questa operazione
di basso profilo: la volontà popolare aveva sancito l’abrogazione dell’art.
23-bis e tale volontà popolare,
indirizzata verso il favore del pubblico nella gestione dei servizi locali, è
da intendersi diretta a tutti i servizi pubblici, non solo per l’idrico! Al
di la delle questioni prettamente tecniche, ogni buon politico dovrebbe porsi
questa domanda: il popolo referendario
si è recato ai seggi solo per abrogare l’art. 23-bis, oppure per far valere il
principio secondo il quale i servizi pubblici devono rimanere totalmente
pubblici e gli interessi privati non hanno diritto di accesso nella loro gestione?
La risposta è scontata. Ma, evidentemente, a Cesano Maderno non è giunta la
voce del popolo referendario! Sembra che gli “azzeccagarbugli” della casta di
Cesano Maderno vogliano nascondersi dietro questioni puramente giuridiche e
vogliano farci credere che il 12 e 13 giugno la maggioranza degli italiani,
trasformandosi in un gruppo di cultori del diritto, sia andata a votare per
l’espunzione dall’ordinamento italiano di una complicata norma contenuta in un
oscuro decreto legge. La gara per la
selezione del socio privato di Bea Gestioni S.p.A. ricorda molto da vicino
l’operazione del Governo Berlusconi bloccata dalla Corte Costituzionale. A
Cesano Maderno si propone, infatti, di privatizzare il servizio di gestione dei
rifiuti con la stessa tecnica da “furbetti
di paese” adottata dal Governo Berlusconi, ovvero far credere che i referendum
valessero solo per l’acqua. In questo momento nessun amministratore
assennato, facendo leva sul fatto che la normativa comunitaria lo consenta, si
sognerebbe di proporre la privatizzazione del servizio idrico. Nemmeno la
Provincia di Monza e Brianza arriva a tanto! Quindi la casta ci sta provando
con gli altri servizi pubblici. Addirittura a Cesano Maderno si va oltre
l’operato del Governo Berlusconi perché, sbeffeggiando l’intelligenza dei
cittadini, nello schema di delibera che dovrebbe dar avvio alla gara per la
selezione del socio privato di Bea Gestioni S.p.A. si ha l’ardire di citare la
Sentenza della Corte Costituzionale n. 199/2012 per sostenere che l’operazione risulta
ottemperante a questa pronuncia. È ovvio che il “giudice delle leggi” non
poteva sostenere che la normativa comunitaria (quindi anche l’affidamento di un
servizio pubblico a società a capitale misto pubblico-privato) non può essere
applicata in Italia dopo i referendum, ma forse alla Giunta di Cesano Maderno è
sfuggito, oppure tenta di nascondere, un passo della Sentenza.
La
Corte Costituzionale, infatti, nel commentare il famigerato art 4, considera
che: “…l’intento abrogativo espresso con
il referendum riguardava pressoché tutti i servizi pubblici locali di rilevanza
economica ai quali era rivolto l’art. 23-bis...”. Con
la privatizzazione di Bea Gestioni S.p.A.
stanno prendendo in giro l’intelligenza degli elettori di Cesano Maderno,
perché se ne infischiano del “comune sentire” che vuole che i privati stiano
fuori dalla gestione dei servizi pubblici. Ad aggravare ulteriormente
questa operazione poco trasparente, si rileva che nello schema di convenzione
preparata da Bea e soci, accettata a occhi chiusi dalla Giunta di Cesano, sono
contenuti alcuni articoli capestro che danneggiano la collettività perché
vanificano qualsiasi ipotesi di aumento della raccolta differenziata. Da
ultimo, si suggerisce di porre l’attenzione sul fatto che alcuni personaggi che
agiscono a favore della casta dei rifiuti, sono i medesimi che agiscono a
favore della casta dell'acqua. Entrambi i cicli sembrano separati ma, in
realtà, il cerchio magico degli interessi si chiude, facendoci comparire gli
stessi personaggi che, in virtù del fatto che trovano compiacenze e connivenze
in tutti gli ambiti della vita politica e sindacale, possono permettersi di
dettare legge.
Il Comitato
Beni Comuni di Monza e Brianza, schierandosi con quanti nei Consigli Comunali
intendano abbracciare la causa dei Beni Comuni e smascherare definitivamente le
pratiche dall'affarismo, intende proseguire la battaglia anche per vie
istituzionali.
Monza 21
ottobre 2012
Comitato Beni Comuni MB
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