Riprendiamo un servizio di REPORTIME pubblicato anche su Corriere.it e postato anche sul blog degli amici di BRIANZACENTRALE, sullo SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SPECIALI IN BRIANZA.
Interessanti, nel video sotto, le risposte dell'ex Assessore della Provincia di MB Sala.
Un uomo decisamente molto informato. Sarà per questo che ha fatto carriera.
Gli affari sporchi nel tombino
Tra 'ndrangheta e politica,
in Lombardia il rifiuto tossico cela interessi nascosti.
in Lombardia il rifiuto tossico cela interessi nascosti.
La testimonianza di un ex dipendente di un'azienda di spurghi
articolo di Adele Grossi, tratto da corriere.it
«Quando devi scaricare, conviene farlo alla luce del sole, davanti alla
gente, tanto non rischi e nessuno se ne accorge». Finisce sottoterra. È
il racconto di un ex dipendente in un’azienda che a Monza si occupa di
rifiuti speciali. Guidava le autobotti, oggi è un informatore dei
carabinieri. Ci ha spiegato com’è facile guadagnare in quel settore.
«A cominciare dagli spurghi prelevati dai tombini per strada o nei
terreni privati con grosse pompe che dovrebbero aspirare lo scarico e
invece buttano dentro altri rifiuti». Con questo metodo, in Lombardia, i
rifiuti speciali, anziché essere smaltiti, vengono regolarmente
riversati nei tombini delle fognature. «Diecimila litri al giorno»,
racconta in base alla sua esperienza. «Fingi di ripulire le fosse
biologiche del giardino di un condominio e ributti lo scarico nel
pozzetto del giardino successivo».
Gli autisti guadagnano, ripulendo in nero e per conto proprio i
pozzetti. I titolari delle ditte li lasciano fare per ricattarli quando
il lavoro commissionato è ancora più sporco di uno spurgo e riguarda le
terre di spazzamento contaminate da piombo e idrocarburi o rifiuti
speciali altamente tossici, come il cromo. Anche quello finisce nei
tombini.
Oppure sottoterra con il benestare dei proprietari dei terreni. Quando
questi non collaborano, si usa la forza, così come è emerso dalle
indagini della Dda di Milano. In un’intercettazione alcuni esponenti
della ‘ndrangheta parlano di un anziano costretto con le lacrime a
subire continui scarichi nelle sue terre.
C’è un business sull’ambiente, che in Lombardia è assai redditizio.
Anche per la politica è difficile restarne fuori. Tutti gli assessori
regionali all’Ambiente dal 1995 al 2010 sono finiti nei guai. In
Brianza, l’illegalità è particolarmente diffusa, come dimostrato
dall’indagine ‘Infinito’ della procura di Milano e come recentemente
confermato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività
illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Lombardia. Quest’ultima parla
di una vera e propria ‘Gomorra’ attiva sul territorio e aggiunge che «il
rischio di infiltrazioni criminali nel trattamento dei rifiuti è
alimentato dal fatto che gli impianti di smaltimento sono sempre meno».
Quando ci sono, chiudono. È quello che è successo a Monza, nel 2010.
L’unica stazione di trattamento presente nella zona è stata fatta
chiudere dalla Provincia perché individuata come la fonte degli odori
insopportabili che da anni affliggono i residenti del quartiere San
Rocco. Oggi quegli odori molesti ci sono ancora ma non si sa dove
finiscano i rifiuti.
Fabrizio Sala, l’allora assessore provinciale all’Ambiente, si era
impegnato a trovargli un’altra destinazione. Quest’ultimo, oggi
consigliere della Lombardia e nominato recentemente sottosegretario con
delega per l’Expo 2015, quando è stato da noi interpellato sulla
questione ha detto che di quei rifiuti non ne sa niente. Eppure era
stato lui a volere, in un primo momento, la chiusura dell’impianto di
trattamento di Monza e a promettere ai cittadini, nel 2010, che entro
tre mesi avrebbe reso note le sedi alternative.
È certo che da quando hanno chiuso quell’impianto, le ditte di trasporto
dovrebbero percorrere in media 20-30 km per portare i rifiuti fuori
provincia, spendendo di più. Molti gli indizi che lasciano pensare che
qualcuno di loro continui indisturbato a scaricarli altrove.
Alla fine, finisce tutto nel Lambro, affluente del Po, quindi nel mare.
Oppure, se i rifiuti vengono interrati, nelle falde acquifere.
Pecunia non olet e così, sotto i tombini, continua l’affare.
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