Dove sono le cosidette "attenzioni" all'ambiente e alla green economy che Renzi sbandierava in un passato recente ? Semplicemente NON CI SONO.
Con lo Sblocca Italia, (clicca qui per il testo) Renzi e il suo Governo, nel nome della "semplificazione" delle procedure e del "riavvio dell'economia" generano un decreto nemico del territorio e dell'ambiente.
Un decreto dove si da priorità agli inceneritori (tutti da portare alla saturazione rispetto alla capacità autorizzata d'incenerimento), dove si programmano nuovi impianti in tutta la penisola, con cantieri sottoposti alle normative di deroga per i "siti di interesse nazionale", con buona pace delle politiche per la raccolta differenziata e il riutilizzo.
C'è poi il ricorso alle figure dei "commissari straordinari", alle deroghe sulle norme urbanistiche, vera e propria deregulation per l'edilizia, al pericolosissimo "silenzio=assenso".
Un decreto dove si da priorità agli inceneritori (tutti da portare alla saturazione rispetto alla capacità autorizzata d'incenerimento), dove si programmano nuovi impianti in tutta la penisola, con cantieri sottoposti alle normative di deroga per i "siti di interesse nazionale", con buona pace delle politiche per la raccolta differenziata e il riutilizzo.
C'è poi il ricorso alle figure dei "commissari straordinari", alle deroghe sulle norme urbanistiche, vera e propria deregulation per l'edilizia, al pericolosissimo "silenzio=assenso".
Non mancano nemmeno le autorizzazioni prioritarie e facilitate per nuove trivellazioni anche offshore, il
bel regalo ai concessionari privati delle autostrade, con il prolungamento delle concessioni senza alcun bando di gara etc. etc.
Insomma, siamo alle solite liturgie: per supportare fantasiosi meccanismi di rilancio dell'economia, si sacrificano e si svendono l'ambiente e il territorio.
Insomma, siamo alle solite liturgie: per supportare fantasiosi meccanismi di rilancio dell'economia, si sacrificano e si svendono l'ambiente e il territorio.
Contro il decreto Sblocca Italia s'è tenuto un sit-in davanti a Montecitorio il 16-10-014:
Sul tema, alleghiamo ciò che scrive il Forum di Associazioni SALVIAMO IL PAESAGGIO
Un attacco all’ambiente senza precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani.
È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa
vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove
l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo;
addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso
dissennato del territorio.
Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le attività petrolifere
addirittura nel Golfo di Napoli e in quello di Salerno tra Ischia,
Capri, Sorrento, Amalfi e la costiera Cilentana, dell’omonimo Parco
Nazionale.
Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità,
il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano
inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti
rinnovabili quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore
consumo di territorio, non sono attività strategiche a norma di legge.
Lo sono, invece, i pozzi e l’economia del petrolio che, oltre a
costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono causa dei
cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento.
Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da
produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende
avviare la nostra terra su un binario morto dell’economia.
Eppure l’industria petrolifera non ha portato alcun vantaggio ai
cittadini ma ha costituito solo un aggravamento delle condizioni sociali
ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia
diffusa e meno invasiva.
Nel Decreto la gestione dei rifiuti è affidata alle ciminiere
degli inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria
riduzione dei rifiuti e all’economia del riciclo e del riutilizzo delle
risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del
70-80% di raccolta differenziata coinvolgendo intere comunità di
cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente
pericolosissimi inquinanti producendo ceneri dannose alla salute e
all’ambiente ma trasforma in un grande affare, concentrato in poche
mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti.
Le grandi opere con il loro insano e corrotto “ciclo del
cemento” continuano ad essere il mantra per questo tipo di “sviluppo”
mentre interi territori aspettano da anni il risanamento ambientale.
Chi ha inquinato deve pagare. Servono però bonifiche reali, non
affidate agli stessi inquinatori e realizzate con metodi ancora più
inquinanti; l’esatto opposto delle recenti norme con cui si cerca di
mettere la polvere tossica sotto al tappeto. Addirittura il “sistema
Mose” diventa la regola, con commissari e “general contractor” che
gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese, partendo da Bagnoli.
Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione accentrando il potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio.
Il provvedimento si configura come un primo passaggio
propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di
privatizzazione e finanziarizzazione dell’acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità.
Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agro-ambientale con forme di economia diffusa, dal turismo consapevole all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo.
Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza
del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull’altare degli
interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e
delle bonifiche.
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