Proprio così, il coordinamento INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE si guadagna le attenzioni (negative) del Direttore de Il Cittadino.
Il suo, è il commento al nostro comunicato stampa di adesione alla manifestazione NO PEDEMONTANA del 30/09/012 a Desio. E' un commento negativo e anche un poco scontato nei nostri confronti. Il Cittadino è sempre stato tra i convinti assertori dell'autostrada Pedemontana e pertanto, quanto noi scriviamo, mettendo in discussione i presupposti di chi l'autostrada la vuole, non piace. Dispiace leggere cose così banali, senza nemmeno riportare in qualsiasi parte del numero del giornale il nostro comunicato, senza alcun approfondimento sul nostro che ha prodotto riflessioni ben più profonde e un'attività sul territorio tesa ad una corretta informazione nonchè a far modificare gli aspetti peggiori di questo progetto che continuimo a ritenere inutile e accaparratore di risorse che andrebbero riversate in politiche di tutela dell'ambiente e di potenziamento ferroviario anzichè su faraoniche infrastrutture autostradali.
Chiaro, parlare dell'inutilità di un'infrastruttura disturba e disturba anche portare il dissenso nelle piazze.
Chiaro, parlare dell'inutilità di un'infrastruttura disturba e disturba anche portare il dissenso nelle piazze.
Sotto l'editoriale de Il Cittadino di Sabato 15/09/012 e a seguire la risposta di INSIEME IN RETE.
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Gent.Le Direttore,
Abbiamo letto con
attenzione il suo editoriale di Sabato 15 Settembre e desideriamo esprimere
alcune nostre considerazioni.
Grazie alla
sensibilità dei cittadini e dei media (o almeno di parte di essi), al lavoro di
associazioni e comitati, finalmente il termine "eccesso di consumo di
suolo", inteso nella sua accezione negativa, è diventato di uso comune.
Per questo è importante l'attenzione che la sua testata riserva ed ha riservato
al tema.
Del resto "il
caso Brianza" è davvero emblematico. Come noto recenti dati hanno
confermato quello che molti osservatori temevano: la nostra provincia ha
sorpassato quella di Napoli per percentuale di suolo urbanizzato, un fenomeno
grave che, comunque la si pensi sull'utilità e sui costi dell'opera, non potrà
che aggravarsi con l'arrivo di Pedemontana: lapalissiano.
Nel suo editoriale
Lei sostiene la tesi secondo cui, malgrado la crisi economica sia un dato di
fatto incontrovertibile, bisognerebbe comunque rischiare ed investire miliardi
di Euro, di soldi pubblici in opere come Pedemontana cogliendo l'occasione di
sviluppo che essa porterebbe con sè (il condizionale l'abbiamo aggiunto noi).
Ecco, crediamo che
la parola chiave del ragionamento sia proprio questa: "sviluppo".
Cosa intendiamo noi
oggi per "sviluppo"?
I dati dicono che
non esiste più una Brianza immersa nel verde e fatta da paesi "da
connettere" tra loro, le foto aeree mostrano una realtà diversa. Basta dare
uno sguardo al tracciato dell'autostrada: per evitare le case (che in qualche
caso vengono anche abbattute), nella Brianza Centro-Occidentale, il nastro
d'asfalto assomiglia ad una linea spezzata, fatta di "spigoli" e
rettilinei improbabili sulla Milano Meda (per tacere sul silenzio assordante su
come si intende affrontare nel merito il problema della bonifica della diossina
- vedere i dati dei prelievi effettuati dalla stessa società - e dello sfregio
vergognoso che regione Lombardia sta permettendo grazie ad una legge deroga su
un proprio provvedimento di inedificabilità assoluta su un monumento ambientale
mondiale come il Bosco delle Querce), e questo solo perché lo spazio
semplicemente non c'è più.
La rete delle
piccole medie imprese, ossatura dell'economia brianzola, oggi soffre e non
certo perché manca l'ennesima autostrada.
Non saranno 10 o 20 minuti
risparmiati nel tragitto tra Vimercate e Malpensa a far recuperare questa
produttività.
Anzi, il nuovo onere - non dobbiamo dimenticare che su questa
infrastruttura si pagherà uno dei pedaggi più cari d'Italia - ricadrà ancora
una volta su tutti noi, imprese comprese. Siamo davvero sicuri che sia una
Autostrada la risoluzione di tutti i problemi di viabilità?
O sarà l'opera
stessa ad alimentare il solito "sviluppo" di chi partecipa agli
appalti dell'opera o di chi come d'incanto vede moltiplicarsi il valore
fondiario di un terreno di proprietà situato nei pressi della bretella
stradale?
Si noti che
Pedemontana costerà (senza contare la immancabile lievitazione dei costi
d'opera) circa 5 miliardi di Euro e di questi ben 1,2 miliardi di soldi
pubblici.
La questione che ci
poniamo è quindi: in un momento come questo non varrebbe la pena di indirizzare
i fondi pubblici su interventi meno costosi, interventi mirati allo sviluppo
della rete stradale esistente ed al miglioramento del trasporto pubblico
locale?
Non sarebbe anche questo "sviluppo"?
Le cosiddette
"grandi opere" come la Pedemontana certamente portano con loro nuova
(ma temporanea) occupazione, ma è dimostrato che si tratta di opere
"Capital Intensive" (cioè a forte intensità di capitale) mentre
invece, con gli stessi soldi, si potrebbero realizzare molte piccole e medie
opere " Work intensive" (che sono, giustamente, molto evocate da chi
ha responsabilità politica decisionale, ma che rimangono - purtroppo - solo
evocate...), cioè a forte intensità di lavoro e, quindi produrre molta più
occupazione, a parità di investimento pubblico e, aggiungiamo noi, lavoro più
facilmente assegnabile alle imprese locali senza l'intermediazione del general
contractor di turno.
Facciamo finta per un attimo che del nostro territorio non
ci importi nulla (mica si può esser tutti ambientalisti ovviamente); bene,
chiediamoci quindi: l'opera conviene economicamente?
La risposta ce la
danno i mercati stessi, in Europa gli investimenti su questo tipo di
infrastrutture sono in netto calo. Notizia recentissima, infatti, è quella
delle dimissioni dell'Amministratore delegato di Pedemontana Soresina, uscito
di scena, sembra, a causa dell'estrema difficoltà nel reperire finanziamenti
dai privati per finanziare TEM e appunto Pedemontana. Una tesi giornalistica,
certo, alla quale però non facciamo fatica a credere. Tradotto in altri termini
significa che quelli che prima avrebbero investito ad occhi chiusi sul nastro
d'asfalto contando sugli introiti dei futuri pedaggi, oggi si tirano indietro;
infatti è un po' difficile immaginare flussi di traffico in crescita con le
industrie che chiudono, la benzina che aumenta, i capannoni sfitti, le case
invendute ed i giovani che emigrano all'estero in cerca di lavoro.
Certo la politica
può sempre metterci del suo e cercare di peggiorare ancora la situazione.
Recente la proposta dell'ass. Raffaele Cattaneo di Regione Lombardia (è la
terza volta che ci prova) che, invece di farsi latore di un serio piano d'area
per Pedemontana per impedire che la Brianza venga intasata da urbanizzazioni
selvagge lungo il nastro autostradale, va esattamente in direzione opposta,
ovvero cerca di consentire ai privati la realizzazione di opere "lato
autostrade" e questo per cercare di "invogliare" i privati
"improvvisamente dileguatisi" ad investire nelle infrastrutture
pesanti.
E in questo quadro
di penuria finanziaria anche le (sacrosante, ma comunque insufficienti, data la
situazione territoriale di partenza) compensazioni ambientali rischiano di
restare solo sulla carta.
Diciamo subito che
la sola idea di vedere un'altra Milano-Venezia, costellata di capannoni al
posto dei boschi della Moronera, del Bosco delle Querce di Seveso, delle
colline di Arcore o dei campi di asparagi di Mezzago ci fa rabbrividire.
Esiste un problema
di mobilità nel Nord Milano? Certamente sì, e si risolverebbe con i soldi
pubblici risparmiati su Pedemontana (anche qui non farebbe male una bella
"spendig review" che qualcuno ha già invocato) che potrebbero essere
investiti in soluzioni meno impattanti, più economiche e veloci da realizzare.
I progetti ci sono
già, basterebbe riaprire qualche cassetto impolverato in Regione Lombardia.
Il reale sviluppo
che abbiamo in mente, infatti, dovrebbe ripartire da quello che c'è, puntando
sulla riqualificazione e sull'efficientamento della rete stradale esistente e
del trasporto pubblico, per diminuire il traffico su gomma, potenziando al
contempo le reti ferroviarie, in primis quelle mantenute in una situazione di
quasi abbandono, per convogliare il traffico merci su ferrovia invece che su
gomma.
Ne guadagneremmo certamente anche in salute, dato che anche i dati
relativi all'inquinamento non sono certo confortanti.
Alla fine del XVIII
secolo Watt inventò la macchina a vapore, una scoperta che avrebbe dato il via
alla Rivoluzione industriale. Il carbone gli inglesi lo conoscevano già
ovviamente, il merito dello scienziato fu quindi quello di "pensare"
in modo diverso a qualcosa che era sotto i loro occhi da sempre. Anche il
nostro territorio c'è già (ed in parte c'è ancora se preferisce) vorremmo che
ci si pensasse in modo diverso, con occhi nuovi, creando reali e durature
opportunità di sviluppo sostenibile e di lavoro (e poniamo l'accento su questa
parola) perché qui nessuno vuole ritornare all'età della pietra. Anzi.
Ringraziando Lei ed il Cittadino per l'attenzione dimostrata anche in passato
ai nostri temi, auspichiamo che la vostra testata possa creare altri momenti di
confronto aperto e costruttivo (come questo).
Certamente si
tratta di temi di grande importanza per la Brianza ed i Brianzoli del prossimo
futuro.
Cordialità
Paolo Conte
Portavoce di INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO
SOSTENIBILE
La lettera pubblicata da Il Cittadino sabato 22/09/012 |
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