Il 14-9-016, alle 23,45, Abd Elsalam Ahmed Eldanf lavoratore del settore logistico presso il magazzino GLS di Piacenza, delegato sindacale dell'Unione Sindacale di Base (USB), impegnato con i colleghi in una difficile vertenza è stato travolto e ucciso da un TIR in uscita dal magazziono GLS mentre era in corso uno sciopero del personale della Seam (ditta che gestisce il magazzino in subappalto dalla GLS) con manifestazione sindacale e picchetto per protestare contro il mancato rispetto degli accordi sottoscritti per le assunzioni a tempo determinato dei precari.
Una lotta, una battaglia che nella logistica possiamo considerare di "civiltà" viste le condizioni di un settore difficile dove la precarietà è una costante, dove i subappalti sono spesso incontrollabili con la presenza di numerose "cooperative" di intermediazione, dove i diritti dei lavoratori sono costantemente violati e calpestati con condizioni di lavoro pesanti e ricatti occupazionali continui con riduzione dei salari, aumento dei ritmi, uso smodato della flessibilità e dei licenziamenti illegittimi e palesemente discriminatori.
Un settore dove le "cooperative" hanno reclutato e reclutano in prevalenza manodopera fatta da lavoratori extracomunitari sicuramente più ricattabili ma anche dove gli stessi lavoratori, coraggiosamente, rispondono massicciamente quando si aprono vertenze sui diritti, sul salario e per la dignità.
Come sempre, qualcuno dirà che "è stato un incidente".
Vi invitiamo a leggere attentamente l'articolo de Il Manifesto e a visionare il video che mostra il comportamento di alcuni dirigenti durante un precedente sciopero alla GLS di Milano.
Operaio ammazzato sotto un camion a Piacenza
Di Andrea Cegna
La tragedia durante una protesta.
Abd Elsalam Ahmed Eldanf,
53 anni, egiziano, professore e padre di 5 figli, sindacalista
dell’Usb, lavorava come operaio per una società subappaltatrice della
Gls
Silenzio. Rabbia. Indifferenza. Quando la pioggia lascia lo
spazio a un tenue sole davanti ai cancelli della Gls di Piacenza si
potevano trovare solo silenzi, rabbia e indifferenza.
Il polo logistico,
alla periferia della città, era totalmente isolato. Le vie d’accesso
chiuse dalla polizia locale. Pochi solidali e qualche giornalista
assiepavano il presidio permanente dell’Usb che continua da ieri sera e
che dopo la morte di Abd Elsalam Ahmed Eldanf è inserito dentro a uno
sciopero generale di 24 ore che ha coinvolto diversi poli della
logistica in tutt’Italia.
Abd Elsalam Ahmed Eldanf, 53enne, molti ci tengono a precisare che in
Egitto, suo paese d’origine, fosse un professore e padre di cinque
figli, precisazione che non aggiunge nulla al dramma.
Abd Elsalam Ahmed Eldanf era uno degli operai di una delle tante
società appaltatrici di servizi per la multinazionale Gls che stava
manifestando per i diritti di suoi colleghi.
Infatti l’azienda aveva
disatteso accordi sindacali per 13 persone.
Il picchetto, finito in
tragedia, è nato dopo un’assemblea sindacale che ha generato uno
sciopero di otto ore e una trattativa, notturna, con l’azienda.
Il
fallimento della trattativa ha spinto il sindacato e i lavoratori ha
trasformare lo sciopero in picchetto. Per evitare che il picchetto
bloccasse il viaggio dei camion e gli interessi dell’azienda, raccontano
gli operai, un preposto di Gls ha iniziato a incitare il camionista a
muoversi e partire.
Così il tir si è mosso, ha colpito il 53enne e poi
l’ha trascinato per 4/5 metri e infine schiacciato.
Un altro facchino è
stato ferito, lievemente per fortuna.
Il fratello dell’uomo ucciso, Elsayed Elmongi Ahmed Eldanf, ci dice
che «non è la prima volta che ci hanno minacciato per le nostre lotte,
spesso ci dicevano andate via, andatevene, non siete i benvenuti».
E
aggiunge «Antonio Romano è uno dei responsabili della Gls di Piacenza ed
è lui che diceva all’autista di andare avanti.
Diceva all’autista se
qualcuno va davanti al camion schiaccialo come un ferro da stiro. Poi ci
penso io. Il camionista così è andato avanti, perché ha ascoltato le
parole del responsabile, provando a spaventare mio fratello, però l’ha
colpito per poi farlo cadere e schiacciarlo».
Erano circa le 23.45 e secondo il capo della procura di Piacenza
Salvatore Cappelleri «quando è avvenuto l’incidente non era in atto
alcuna manifestazione all’ingresso della Gls».
La ricostruzione della
procura tiene fede alle dichiarazioni di una pattuglia dei carabinieri
presente in quel momento.
La dichiarazione di Cappelleri continua:
«Quando il Tir è uscito dalla ditta, dopo le regolari operazioni di
carico, ha effettuato una manovra di svolta a destra. Inoltre escludiamo
categoricamente che qualche preposto della Gls abbia incitato l’autista
a partire.
Davanti ai cancelli in quel momento non vi era alcuna
manifestazione di protesta o alcun blocco da parte degli operai, che
erano ancora in attesa di conoscere l’esito dell’incontro tra la
rappresentanza sindacale e l’azienda».
Arrivata la dichiarazione,
davanti ai cancelli della Gls è stata organizzata la risposta, così è
stato reso pubblico un video che mostra come la mobilitazione fosse in
corso già dalle prime ore della sera.
Il video è stato pubblicato già
nel pomeriggio di ieri da molti organi d’informazione e mostrerebbe una
realtà diversa da quella della procura. Procura che ha anche acquisito
le immagini delle telecamere dell’azienda e che potrebbero dare nuovi
particolari.
Nel pomeriggio alcuni camionisti hanno acceso i tir.
La tensione si è
alzata immediatamente. La logica dei subappalti nel mondo della
logistica genera una guerra tra poveri e sfruttati, anche davanti al
dramma della morte le aziende chiedono ai camionisti di portare a
termine il lavoro.
Non esiste nessuna proroga o pausa. Alcuni autisti ci
dicono: «Il limite per noi camionisti è 85 km all’ora. Da qui a Napoli
ci vogliono circa 9 ore. Ci chiedono di fare il trasporto in 8. Se
arriviamo in ritardo anche solo di un quarto d’ora ci tolgono 250 euro
dalla busta paga e al terzo ritardo non ci rinnovano il contratto. Ogni
anno firmiamo tre o quattro contratti. Così ci controllano e possono
lasciarci a casa se facciamo ritardo o protestiamo».
Facchini e autisti
lavorano per Gls ma sono assunti da diverse cooperative o aziende, hanno
diversi padroni, subiscono diverse pressioni, minacce e umiliazioni.
I
tir non si sono mossi e i picchetti sono ripresi per evitare nuove
sorprese.
L’Unione Sindacale di Base ha diramato un duro comunicato secondo il
quale «la GLS, e la cooperativa di intermediazione di mano d’opera
presente in quello stabilimento e in molti altri e che più volte si è
distinta per i ricatti schiavistici che impone ai suoi lavoratori, che
di fronte alla probabile perdita di profitto a causa del blocco dello
stabilimento, ha aizzato l’autista a forzarlo.
Ma la Gls è anche
colpevole di aver sempre cercato di sottrarsi agli accordi a cui, a
prezzo di dure lotte, l’avevamo costretta per eliminare la precarietà e
garantire diritti e umanità nei luoghi di lavoro».
Oggi (17-9-016) l’Usb ha indetto
una manifestazione nazionale a Piacenza, ci sarà uno sciopero di due
ore alla fine di ogni turno nel settore privato e uno sciopero di 24 ore
nella logistica.
Solidarietà è giunta dalla Cgil alla famiglia del lavoratore e ai
compagni di lavoro: «Inammissibile perdere la vita per difendere il
lavoro». La Fiom denuncia «il sistema di appalti, sub-appalti e false
cooperative che determina sottosalario e lavoro precario senza tutele».
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