Del tema profughi ce ne eravamo già occupati recentemente qui con una "fotografia" sulla Provincia di MB dove l'accoglienza è stata sinora degnamente gestita.
Torniamo sull'argomento perchè alcuni Presidenti regionali hanno in questi giorni perso il senso della "misura" su questo dramma che coinvolge migliaia di esseri umani, lasciandosi andare ad esternazioni indegne del ruolo che ricoprono.
Esternazioni utili ad una bieca campagna politica fatta sulla pelle altrui facendo puro SCIACALLAGGIO.
E' esattamente quello che Roberto Maroni, Luca Zaia e Giovanni Toti Presidenti della Regione Lombardia, del Veneto e della Liguria stanno facendo, chiedendo minacciando anche di non elargire più contributi ai Comuni che accoglieranno PROFUGHI sul loro territorio.
Lo fanno ignorando bellamente che accogliere i profughi, cioè esseri umani che fuggono dalle guerre e da regimi dittatoriali è un dovere sancito dalla Convenzione di Ginevra. Lo fanno per un meschino calcolo elettorale in vista dei prossimi ballottaggi delle elezioni amministrative, lo fanno per fare da grancassa mediatica alle posizioni xenofobe dei vari Salvini & C.
Eppure .... eppure ..... quando Maroni era Ministro degli Interni, proponeva, in tema accoglienza, un criterio di suddivisione tra le Regioni considerando anche il numero di abitanti di ciascuna regione. Disse allora il Maroni: «Ho
proposto un piano per la distribuzione equa e con la
sola esclusione dell’Abruzzo, dei rifugiati, con un criterio molto
semplice ovvero in base al numero degli abitanti».
Ora, facendo due calcoli con i dati del numero di profughi forniti dal Viminale e i rispettivi abitanti regione per regione, le percentuali di accoglienza risultanti mostrano che le regioni del nord hanno numeri inferiori rispetto a quelle del sud che attualmente si fanno carico di più profughi. (vedi tabella sotto).
Insomma, IPOCRISIA, FALSITA' SPECULAZIONI, SCIACALLAGGIO sono alla base di queste indecenti affermazioni dei tre Presidenti Regionali.
Tabella fonte nextquotidiano |
L'articolo de Il Manifesto
Secessi
Duemilacinquecento
migranti trasferiti verso le regioni del nord. Salvini soffia sul
fuoco: «Occuperemo le prefetture». Le minacce secessioniste di Maroni,
Toti e Zaia non fermano i piani del governo. Renzi promette contributi
ai Comuni che accoglieranno i profughi e apre un nuovo fronte con
Bruxelles.
Immigrazione. Il
solito affondo di Maroni & C. scatenta una polemica odiosa sulla
pelle dei migranti. I presidenti di tre regioni governate dal
centrodestra (Lombardia, Veneto e Liguria) minacciano una cosa
impossibile da realizzare: il taglio dei fondi ai comuni che accettano
il piano di accoglienza profughi del Viminale. Matteo Salvini ipotizza
addirittura l'occupazione delle prefetture e il presidente del Consiglio
prova almeno a rispondere per le rime. Nel frattempo i migranti
continuano a sbarcare sulle nostre coste e non si è ancora spenta l'eco
di Mafia Capitale.
Monta la polemica. E la nausea. Da una parte ci sono politici
dell’opposizione che alzano il tiro contro i profughi negando loro il
minimo della vita — un accoglienza dignitosa — e dall’altra politici
di governo palesemente incapaci di gestire la situazione che
replicano fingendo grande senso di responsabilità. Sullo sfondo lo
scandalo di “Mafia Capitale”, con il tariffario per essere umano per
rimpolpare le tangenti destinate ai professionisti
dell’accoglienza, un’inchiesta che certo non fa guadagnare punti
all’Italia in vista del vertice europeo del 25 e 26 giugno. Lì si
deciderà come e se migliorare un piano di accoglienza che è già un
insulto all’umanità: 27 paesi si stanno palleggiando 24 mila
profughi in tutta Europa. E solo per caso il nuovo meschino affondo
leghista non capita mentre ci sono altri cadaveri da ripescare nel
Mediterraneo: i migranti arrivati ieri sono stati tutti salvati.
Questa è l’unica buona notizia, anche se in ogni momento potrebbe
accadere un disastro.
Non per questo starebbero zitti personaggi come Roberto Maroni
e Matteo Salvini, soprattutto a pochi giorni dai ballottaggi per le
elezioni comunali.
Il primo, ancora ieri, ha minacciato il taglio
dei fondi ai sindaci lombardi pronti ad accogliere nuovi
“clandestini”.
Che sia una pagliacciata — sono le prefetture cioè
il governo a decidere dove sistemare i profughi — non conta niente.
Infatti basterebbero le parole del prefetto di Milano per archiviare la polemica: “Milano attende le direttive e gli invii che il governo effettuerà secondo i criteri generali”. Invece il dibattito, odioso, è aperto.
Se per il centrosinistra si tratta di una proposta irrealizzabile e irresponsabile, per la destra è una buona occasione per ricompattarsi all’insegna del più miserabile razzismo.
Infatti basterebbero le parole del prefetto di Milano per archiviare la polemica: “Milano attende le direttive e gli invii che il governo effettuerà secondo i criteri generali”. Invece il dibattito, odioso, è aperto.
Se per il centrosinistra si tratta di una proposta irrealizzabile e irresponsabile, per la destra è una buona occasione per ricompattarsi all’insegna del più miserabile razzismo.
I presidenti delle tre regioni governate dal
centrodestra (Lombardia, Liguria e Veneto) affondano i colpi
ritenendosi titolari di un discorso che paga sempre.
Ma anche la presidente della Regione Friuli, Serracchiani (Pd), ha espresso più o meno il medesimo concetto nei confronti dei migranti: “Noi non li prendiamo, devono prenderseli loro”. Brava, se non altro perché esplicita un sentimento.
Ma anche la presidente della Regione Friuli, Serracchiani (Pd), ha espresso più o meno il medesimo concetto nei confronti dei migranti: “Noi non li prendiamo, devono prenderseli loro”. Brava, se non altro perché esplicita un sentimento.
Di fronte all’arrivo di cento profughi a Genova, il neo
presidente Giovanni Toti, smessa la maschera del pacioso miracolato
da Arcore, promette che appena si insedierà studierà meccanismi
per disincentivare i sindaci liguri ad accogliere i migranti.
Luca
Zaia, forte del suo Veneto a trazione leghista, giura che non ci sono
comuni disposti all’accoglienza e azzarda che anche “alcune
prefetture sono sulla posizione di dire no”. Se fosse preso sul
serio, sarebbe un inizio di secessione (roba da carabinieri). Ma
tant’è, ogni presa di posizione serve a tirare la volata al campione
del razzismo pop, Matteo Salvini. La ciliegina è sua: “Se Renzi
e Alfano pensano di prendere il nord come luogo di soggiorno per
i clandestini hanno sbagliato tutto! Siamo pronti a bloccare le
prefetture e presidiare le strutture”. La sparata come sempre
funziona e purtroppo non basta la battuta dell’ex leghista Flavio
Tosi a chiudere il discorso: “La smettesse di fare il fanfarone
e Capitan Fracassa”.
Al di là dei soliti cori di riprovazione, il presidente del
Consiglio Matteo Renzi cerca almeno di dimostrarsi all’altezza della
verve degli avversari, rilanciando a sua volta. Prima con un
argomento ragionevole che è sulla bocca di tutti: “La scelta di
dividere i profughi in diverse regioni è una decisione di Maroni
(quando era ministro, ndr) e adesso si è svegliato e dice il
contrario”. Poi con un attacco che sembra una promessa (ma delle
sue): “Dobbiamo dare incentivi a quei comuni che accolgono
i migranti”, ha dichiarato dal G7 in Germania. La presidente della
Camera, Laura Boldrini, ha risposto senza perdere l’aplomb: “Chi ha
ruoli istituzionali deve agire con senso di responsabilità. Quando
ci sono momenti difficili tutto il paese deve rispondere, coeso”.
Eh già.
C’è poi una voce, tra le tante, che invoca una risposta chiamando
in causa gli antirazzisti che mai riescono ad imporsi all’attenzione
della pubblica opinione, nemmeno con una bagarre. Quella di don
Ciotti: “Non si può ancora una volta giocare sulla pelle e sulla
disperazione di tante persone. Molte parole sono di razzismo,
offendono, tolgono dignità alle persone” e per questo serve “un
risveglio che non lasci la parola solo alle voci che dividono,
umiliano e allontanano.
Alziamo la nostra voce”. Questo è il punto.
Salvini &Co. fanno riferimento a un elettorato che esiste e che
rischia di dilagare proprio perché aizzato da un ceto politico
spregiudicato, mentre là fuori non c’è nessun altro ceto politico
disposto a fare altrettanto per “lisciare il pelo” agli
antirazzisti smarriti e depressi. Dice a sinistra che
l’antirazzismo non paga. Forse: ma fino ad ora, c’è qualcosa che ha
pagato a sinistra?
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