Ecco, ci risiamo.
Di nuovo le solite mistificazioni sull'art. 18 e i diritti dei lavoratori.
Questa volta tocca a un Presidente del Consiglio anche Segretario del Pd che non trova di meglio che propinare le solite falsità sull'articolo 18 (obbligo di reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa) per ingraziarsi i favori del partito del pregiudicato B, con cui di fatto governa e dei soliti noti pasdaran iperliberisti.
Così si raccontano balle colossali e ridicole (l'art 18 e i diritti sono un freno agli investimenti, chi li difende, difende dei "privilegi" etc. etc.).
La realtà (scomoda per loro) di cui Renzi & C non si vogliono prendere atto è di tutt'altra natura: gli investimenti, soprattutto quelli esteri, sono fermi perchè l'Italia non è considerato un paese affidabile per l'elevato livello di corruzione, per le incertezze economiche, per la pessima logistica, per i bassi livelli di innovazione, insomma, tutte motivazioni che nulla hanno a che fare con l'art.18 e i diritti dei lavoratori.
Ma Renzi, vuole e deve accreditarsi come l'uomo "del fare" presso l'Unione Europea e, offrire loro lo scalpo dell'art 18.
Il tutto all'interno del cosidetto Job act, ove sono presenti altre normative tese a riscrivere (in senso peggiorativo evidentemente) le regole dello Statuto dei Lavoratori.
Un' altra prova di forza per costruire un' immagine fatta da annunci e dichiarazioni ad effetto. Non si risparmia neppure quando cerca di costruire la bufala dei diritti come privilegi solo di alcuni, cercando così di attizzare il fuoco di uno scontro generazionale per raccattar consensi.
Ma se i diritti non sono accessibili a tutti a causa della precarietà diffusa (grazie a leggi fatte dai vari governi perarltro), sa il prode rottamatore d'essere a capo di un esecutivo che può proporre testi di legge per ridimensionare la precarietà e garantire diritti universali ?
Evidentemente la volontà politica è altra: livellare tutti ai livelli più bassi.
Evidentemente la volontà politica è altra: livellare tutti ai livelli più bassi.
Un Renzi replicante del peggior vulgo neoliberista.
Purtroppo c'è anche dell'altro.
Il Governo delle "larghe intese" ha partorito anche il decreto cosidetto "Sblocca Italia".
Questo ci ha consentito di misurare l'esatta e reale “sensibilità ambientale”, prossima allo zero, di questo governo, del Partito
Democratico a trazione renziana e della corte che circonda il segr. pres. del Cons.
Nel decreto, che verrà presto convertito in legge dal Parlamento, molte attività verranno sottratte ai normali iter realizzativi, semplificandone le procedure autorizzative e azzerando il coinvolgimento degli Enti locali nelle scelte critiche per il territorio.
Fra queste, guardacaso, la prospezione, la ricerca e la coltivazione
d’idrocarburi, lo stoccaggio sotterraneo di gas naturale, tutte attività ad elevato impatto ambientale.
Centrale anche il capitolo dell’utilizzo dei poteri in deroga dei Commissari Straordinari, nominati per le opere definite strategiche.
Per non farci mancare nulla, l’articolo 10 del decreto Sblocca Italia sancisce entro 90
giorni dall’entrata in vigore del decreto la presentazione di un piano
per la costruzione di inceneritori in tutta Italia. Una volta definiti i
luoghi di costruzione, i cantieri diventeranno siti di interesse
strategico nazionale.
La scelta ricorda ciò che il governo Berlusconi
fece con la legge 123 sull’emergenza rifiuti in Campania utilizzando l’esercito per presidiare i siti di interesse strategico.
Insomma, anche in questo caso, per tentare di riavviare gli investimenti, si utlizza la solita ricetta di berlusconiana memoria: "allargare le maglie", bypassare gli iter normativi e azzerare partecipazione e dissenso rinunciando, per legge, alla tutela del già devastato territorio.
Per maggiori dettagli sullo Sblocca Italia:
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