L'inceneritore di Desio (foto Vismara da Il Cittadino) |
Sulla vicenda del piano industriale di BEA per il forno inceneritore di DESIO c'è un PD che non si nasconde al dibattito pubblico e che continua ad evidenziare le sue perplessità e contrarietà.
Il
circolo PD di Desio sta infatti dimostrando che si può ed è giusto non
sottrarsi al confronto, coinvolgendo anche la cittadinanza.
Indubbiamente
l'esperienza e il lavoro dell'amministrazione desiana di Corti è un
esempio avanzato di come si possa fare prima di tutto una politica
INCLUSIVA tra tutti i soggetti della coalizione e anche una buona
politica che stimoli partecipazione e dibattito con scelte coraggiose e
coerenti.
A Meda (consorziata di BEA con una quota del 7,34%), la spinosa situazione è stata invece risolta alla radice: nessun dibattito Consigliare ne tantomeno nessun confronto pubblico nonostante l'argomento sia considerato tra le attribuzioni del Consiglio allorquando c'è una variazione dell'assetto societario, così come contemplato nell'art. 42 del Testo Unico Enti Locali (Dlgs 267 del 2000).
Eh si, per evitare problemi, meglio non discutere (vedi articoli sul nostro blog).
Invece a Desio .............
Invece a Desio .............
7 novembre 2012
BEA, un Piano... inclinato
dal servizio di Alberto Terraneo dall'Esagono di questa settimana
Lucrezia Ricchiuti, vicesindaco di Desio, spalanca le porte ai dubbi,
dopo aver chiuso quelle al Piano industriale di BEA (Brianza Energia
Ambiente), approvato venerdí scorso a maggioranza dai soci con
l’opposizione di Desio e l’astensione di Provincia, Lentate e Muggiò
oltre all’assenza di Bovisio Masciago. Un quadro che la dice lunga
sull’unità di intenti in materia non solo a sinistra, ma anche nel PDL e
nella Lega. Roberto Corti, sindaco della sua città, al momento del voto
si è sganciato dalla linea del PD locale per seguire quella nazionale
in materia di rifiuti ed ecologia. «Già questo dovrebbe far seriamente
riflettere coloro che cantano, stonati, vittoria» accusa il vicesindaco
che ce l’ha un po’ con tutti. Non fa nomi, ma nel calderone finisce
anche Gigi Ponti, sindaco di Cesano Maderno e “sponsor” del nuovo
assetto societario che verrà a nascere all’ombra del forno inceneritore.
Un laboratorio ventennale, con l’ingresso di soci per il 40% e
l’aumento dei rifiuti da incenerire, proprio sul territorio di Desio.
Via Agnesi e limitrofe si trasformeranno nella pattumiera della Brianza,
con l’immondizia che arriverà da fuori Provincia (e Regione) per tenere
in piedi i conti preventivati. «La nuova forma societaria non
realizzerà il ciclo integrato del rifiuto in quanto la raccolta è ancora
prerogativa di Gelsia Ambiente, realtà importante sul territorio e con
un capitale ben maggiore di BEA — rilanciava Ricchiuti — BEA si sta
ritagliando un ruolo nella raccolta dei rifiuti soprattutto a scapito di
Gelsia, una guerra stupida che mette in discussione centinaia di posti
di lavoro e soprattutto vede uno spreco di risorse a dir poco
allarmante». Risorse, per inciso ma non troppo, che corrispondono alle
tasse annualmente versate dai contribuenti. Ma i punti interrogativi
sono molteplici, dal perché di tanta fretta «visto che non esiste
scadenza» ai 32 milioni di investimenti a carico del privato «di cui il
forno non ha bisogno nel breve-medio periodo se non per la turbina».
All’appello manca poi «uno studio sul futuro del rifiuto in Lombardia», o anche «nuovi scenari in previsione di un aumento della raccolta differenziata», senza dimenticare «il Piano provinciale dei rifiuti» e «l’autorizzazione regionale scaduta nell’agosto 2012 che presto vedrà seduti intorno ad un tavolo la Regione, BEA e il Comune di Desio, contrario ad un aumento delle tonnellate da incenerire ma è favorevole solo per il quantitativo storico che è ben lontano dalle quantità previste dal piano industriale». E quello delle tonnellate da incenerire (57mila oggi, oltre 80mila nel Piano) è il nodo che potrebbe far scegliere a Desio di abbandonare BEA, in cerca di un partner che sia anche economicamente piú vantaggioso: «Quanto costeranno i sistemi di mitigazione chiesti dalla Regione a BEA per fare in modo che i parametri di inquinamento non superino quelli previsti dalla legge che la maggior quantità di rifiuto incenerito produrrà? Perché i vertici di BEA non hanno informato i soci che l’inquinamento che si produrrà porterà molti indici al di fuori dei parametri consentiti dalla normativa?» Questioni in attesa di una risposta. Nel frattempo, mentre BEA ha già avviato sul territorio una campagna di reclutamento partner per ampliare il proprio giro di clienti (e quindi di spazzatura), continua a rimbalzare la stessa domanda: «Ed infine come si può chiedere di obbligare i comuni soci per vent’anni ad incenerire i rifiuti stabilendo oltretutto oggi il prezzo dell’incenerimento?»
All’appello manca poi «uno studio sul futuro del rifiuto in Lombardia», o anche «nuovi scenari in previsione di un aumento della raccolta differenziata», senza dimenticare «il Piano provinciale dei rifiuti» e «l’autorizzazione regionale scaduta nell’agosto 2012 che presto vedrà seduti intorno ad un tavolo la Regione, BEA e il Comune di Desio, contrario ad un aumento delle tonnellate da incenerire ma è favorevole solo per il quantitativo storico che è ben lontano dalle quantità previste dal piano industriale». E quello delle tonnellate da incenerire (57mila oggi, oltre 80mila nel Piano) è il nodo che potrebbe far scegliere a Desio di abbandonare BEA, in cerca di un partner che sia anche economicamente piú vantaggioso: «Quanto costeranno i sistemi di mitigazione chiesti dalla Regione a BEA per fare in modo che i parametri di inquinamento non superino quelli previsti dalla legge che la maggior quantità di rifiuto incenerito produrrà? Perché i vertici di BEA non hanno informato i soci che l’inquinamento che si produrrà porterà molti indici al di fuori dei parametri consentiti dalla normativa?» Questioni in attesa di una risposta. Nel frattempo, mentre BEA ha già avviato sul territorio una campagna di reclutamento partner per ampliare il proprio giro di clienti (e quindi di spazzatura), continua a rimbalzare la stessa domanda: «Ed infine come si può chiedere di obbligare i comuni soci per vent’anni ad incenerire i rifiuti stabilendo oltretutto oggi il prezzo dell’incenerimento?»
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