Meda 01/09/011
Arturo Calaminici, portavoce del Coordinamento Associazioni Parchi Lombardi, di cui Sinistra e Ambiente di Meda è parte, ha rilasciato un’intervista alla stampa locale di cui sotto riportiamo il testo.
Il Coordinamento Associazioni Parchi Lombardi ha promosso il presidio e i contatti con le forze politiche d’opposizione in Consiglio Regionale (PD, SEL, IdV, UdC) al fine di bloccare o, perlomeno, di modificare nei suoi aspetti peggiori, la legge “ammazzaparchi”.
Arturo Calaminici, portavoce del Coordinamento |
Domanda:
Arturo Calamici l’Associazione Amici Parco Nord e il Comitato No Eliporto pochi mesi fa hanno concluso una battaglia vittoriosa contro l’Eliporto al Parco Nord e dopo poco sono scesi di nuovo in trincea per una nuova “crociata”. Ci spieghi contro cosa, chiarendo subito che purtroppo questa volta non avete (abbiamo) vinto ma limitato le perdite?
Risposta:
Abbiamo costituito, per affrontare questa ultima difficile prova, un Coordinamento delle Associazioni Parchi Lombardi. Ed è a nome di questo promettente e già utilissimo strumento che rispondo all’intervista. “Crociata” definirei il tentativo della Giunta lombarda di imporre una ennesima versione della Legge Ammazzaparchi. La nostra, la chiamerei piuttosto “resistenza civile” e atto di responsabilità democratica. Abbiamo saputo sollecitare e organizzare la partecipazione di decine di associazioni e di tanti cittadini alle nostre manifestazioni e questo, assieme alla ferma opposizione della minoranza in consiglio regionale, ha portato a risultati importanti, che, seppure non annullano tutti gli effetti negativi della legge, pure, su alcuni punti qualificanti, li hanno contenuti radicalmente.
Domanda:
Cosa non vi piace di questa legge, ribattezzata “ammazza parchi”, approvata dal Consiglio Regionale nel luglio scorso dopo un primo stop dovuto a frizioni fra Lega e PDL?
R:
La proposta di legge avanzata dall’assessore Colucci era sbagliata nei presupposti e nelle finalità. Essa, assieme alla assai discutibile decisione di abolire i Consorzi dei Parchi, decisione contrastata da giuristi della portata di Gustavo Zagrebelski, prevedeva sostanzialmente il “commissariamento regionale” dei Parchi. Nella proposta originaria era infatti previsto che la Regione nominasse, senza possibilità di successiva revoca, direttamente propri rappresentanti nei Comitati di gestione dei parchi. La legge come alla fine è stata approvata, prevede invece che la Regione indichi sì un nome, ma che spetta alla assemblea del parco accettarlo ed eleggerlo, e con la possibilità eventualmente di revocarlo. Inoltre, la legge ora prevede che questo nome sia scelto tra le persone più qualificate presenti sul territorio del parco e tra coloro che hanno dimostrato di avere interesse e cura del parco stesso. Dunque, non mi sembra un piccolo risultato quello ottenuto su questo punto. Ciò nonostante l’idea di una presenza della Regione nella gestione quotidiana e minuta del parco è un’idea sbagliata alla radice, totalmente in contrasto con lo sbandierato federalismo della Lega e con il principio di sussidiarietà tanto caro a Formigoni.
Domanda:
Molti sostengono che la legge 86 del 30 novembre 1986 che governa i parchi andava comunque cambiata visto che aveva diversi decenni sulle spalle. Voi cosa proponevate?
R:
Certo, la legge 86, legge gloriosa dico io, è del 1983: una nuova legge quadro è necessaria, almeno per due motivi. In questi ultimi trent’anni è cambiato il mondo, ed in particolare sono cambiati il territorio, l’ambiente, il paesaggio: è cambiata la casa, la nostra casa comune, l’oikos. Ecologia, rimanda alla “casa”. Una possente opera di distruzione ha investito il territorio ed oggi non basta più salvare, cosa per altro assai difficile come abbiamo visto, le isole, le oasi, le aree naturali: dobbiamo mettere in questione la qualità complessiva del territorio ed utilizzare l’esperienza che abbiamo maturato nella costruzione dei parchi per proteggere meglio l’assieme complessivo del territorio. L’altro motivo per cui è giusto un riordino e quindi una riforma globale della legge sui parchi è il fatto che in questi decenni essa è stata sottoposta ad una continua manipolazione. La legge approvata a fine luglio è la sedicesima leggina di modifica, ed in questo guazzabuglio ormai non ci si raccapezza più.
Domanda:
Cosa cambia adesso per il nostro amatissimo Parco Nord? Dobbiamo aguzzare occhi e orecchie perché il rischio di una colata di cemento o di insediamenti di infrastrutture inopportune all’interno del nostro polmone verde sono molto più facili?
R:
Il punto più pernicioso della proposta di legge Colucci era quello per cui tutti gli ambiti urbanizzati interni ai parchi, sarebbero stati, con un sol tratto di penna, cancellati, tolti ai parchi, deperimetrati, come si dice. Una roba sconvolgente! Bene, quella norma siamo riusciti a farla togliere. E questo è il risultato di gran lunga maggiore ottenuto dall’opposizione, politica e civile, a quel disastroso progetto. Se fosse passata, sarebbe cambiata totalmente la geografia dei grandi parchi come il Parco Sud o il Ticino che da soli contengono all’interno del loro perimetro oltre un centinaio di comuni. Ma anche il Parco Nord non ne sarebbe uscito indenne. Basti pensare ai nuclei urbani di via Petrarca e di via Clerici: incuneati nel parco, ci saremmo trovati foreste di cemento, alte, svettanti, e incombenti sul parco.
Domanda:
Bolle qualche altra fregatura in pentola o potete prendervi un periodo di meritato riposo dopo queste due epiche battaglie?
R:
Nessun riposo. Dobbiamo dare solide fondamenta al nostro Coordinamento, allargandone la partecipazione, e dobbiamo alimentare il dibattito sulla condizione di gravissimo degrado dell’ambiente, sull’inesausta volontà di continuare a consumare territorio (la Regione Lombardia è in testa alla classifica delle regioni divoratrici di aree libere), sulla sconvolgente incuria e sugli scempi del paesaggio e dei beni culturali.
Siamo arrivati a un punto limite, oltre c’è l’abisso della perdita di identità del nostro Paese.
Nessun commento:
Posta un commento