Come da previsione, nel consiglio Comunale del 30-07-15, il Pd con 9 voti (8 consiglieri + il Sindaco) ha dato il via libera all'adozione del Piano Attuativo sull'AT1, ora denominato AT1-b-GSV in Variante Parziale al PGT.
Dopo il deposito degli atti che avverrà probabilmente attorno al 25-08-15, si avranno 30 giorni per la loro consultazione e altri successivi 30 giorni per le osservazioni.
Dopo le controdeduzioni sulle osservazioni, si ritornerà in consiglio comunale per il passaggio di approvazione.
Il gruppo di Sinistra e Ambiente ha espresso voto contrario rispetto all'adozione di questo piano attuativo.
Per meglio comprendere le nostre motivazioni si deve risalire alle origini e cioè all'approvazione del Pd medese, nel giugno 2012, del PGT predisposto dalla precedente amministrazione leghista, senza modifiche.
Decisione questa che ha garantito alla proprietà dell'area ex Medaspan di partire da una situazione a lei favorevole.
Se si fosse approvato il PGT stralciando gli Ambiti di Trasformazione (ATR), così come chiedeva Sinistra e Ambiente, anche il destino di quest'area sarebbe stato al centro di valutazioni di più ampio respiro, senza la zavorra delle previsioni sull'AT1, in un nuovo strumento urbanistico, come la Variante Generale.
Variante Generale che, forse, prima o poi vedrà la luce ma che ha già perso per strada sia al’AT1 che l’altro ambito di Via Piave, l’AC4.
Ma ormai ci pare probabile che quella scelta dell'esecutivo di Caimi e del Pd di approvare il PGT con gli Ambiti di Trasformazione fu fatta proprio per non azzerare le varie previsioni edificatorie, tra le quali una delle più ambite in termini speculativi è proprio l'AT1.
Qualche considerazione va fatta pure sull'iter di questa Variante parziale.
Sicuramente l'area dismessa ex Medaspan è un'area che va recuperata e riqualificata ma proprio per l'importanza della scelta da fare, il percorso doveva essere necessariamente più partecipato con il coinvolgimento della società civile, delle associazioni, dei portatori d'interesse, dei cittadini.
Se è infatti pur vero che la proprietà che investe può ben valutare come investire, l'amministrazione deve fare la sua parte per governare le proposte tenendo bene al centro l'utilità collettiva.
Nulla di tutto ciò è stato fatto.
Il progetto non è mai stato portato fuori dagli uffici, nessun confronto pubblico è stato fatto per tempo, solo "annunci" sulle intenzioni da parte del sindaco: "lì faremo unalbergo" e si è svicolato volutamente sulla presenza nella struttura di una "Grande Superficie di Vendita" ovvero di un centro commerciale.
Insomma una gestione "proprietaria" da parte dell'esecutivo e del sindaco senza la minima trasparenza.
Ricordiamo che sull'AT1 (e anche sull'AC4) il nostro Consigliere Colombo, quando era Presidente della Commissione Territorio e Ambiente, aveva chiesto oiù volte a Sindaco e Assessore di relazionare per cercare di innescare un confronto perlomeno in quell'assise Istituzionale ma Sindaco e Assessore non si sono mai resi disponibili a farlo.
Questa amministrazione ha evidentemente preferito il rapporto esclusivo con la proprietà per poi rendere pubblico i contenuti del piano attuativo solo e mera ottemperanza della L.R. 12.
Anche l'affermazione di aver attirato nuovi investitori è puramente un vuoto annuncio, visto che l'investitore è ancora e sempre quello dei precedenti progetti, datati 2005 e poi 2010.
Veniamo ora ai contenuti del piano attuativo ove ci sono alcuni tentativi di “colorarlo di verde”: i tetti “verdi” sono certamente una bella intuizione, che sfrutta anche la possibilità di ulteriori finanziamenti pubblici per politiche legate alla gestione delle acque; anche il recupero di una sponda del Tarò e le cessioni di aree al Comune per creare una fascia “verde” di prossimità è sicuramente un elemento positivo che va però verificato nella complessità dell’intervento e pesato in un bilancio benefici/criticità.
Abbiamo giudicato incompleto e insufficiente quella parte del Rapporto Ambientale della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che ha ignorato il fatto che l'area oggetto di trasformazione ricade nella zona di rispetto, zona R, classificata in base ai livelli di ricaduta e di contaminazione da TCDD (Diossina) del disastro ICMESA.
A scopo cautelativo e precauzionale, questo fattore di rischio andava approfondito con apposite analisi chimiche per definire o meno la presenza di TCDD e comportarsi di conseguenza.
Anche il probabile uso della Formaldeide nel ciclo produttivo dell'ex Medaspan (compensati e pannelli di truciolato) meritava una valutazione più approfondita per comprendere se l'area è o meno "pulita" o se è necessaria una bonifica, sapendo al dettaglio DA COSA si deve bonificare l'area.
Su questi aspetti trascurati, Sinistra e Ambiente ha presentato una mozione che ci auguriamo venga discussa quanto prima alla ripresa post feriale dell'attività consiliare.
Non ci ha convinto l'analisi sui flussi di traffico aggiuntivi ipotizzati rispetto all'area medese e riteniamo la zona ad alto rischio nel caso di incremento dei volumi di traffico, considerando la prossimità dello svincolo della superstrada, del ristretto ponte ferroviario di via Busnelli e dei passaggi a livello di Trenord.
Certo, il progetto considera (e spera) la realizzazione del sottopasso alla ferrovia di via Seveso/via Cadorna quale opera complementare di pedemontana.
Un sottopasso che prevede anche lo spostamento dell'alveo del torrente Tarò. Un sottopasso però ad alta incertezza realizzativa visto l'assenza di fondi per la Pedemontana.
Ci preoccupa molto l'aspetto "centro commerciale" presente nella struttura. Ci preoccupa perchè anche se si usano diciture e format differenti (centro del gusto ma anche galleria commerciale), c'è il rischio evidente che questa attività sia la pietra tombale definitiva sui pochi negozi di prossimità rimasti nel centro di Meda.
E' stato detto che nel "centro del gusto" si prevedono anche attività produttive di artigiani nel settore alimentare che lì si insedieranno.
Quindi, se lì si trasferiranno attività di piccolo commercio ora presenti in Meda avremo la chiusura delle loro attuali sedi mentre se saranno attività ex novo, aumenterà una concorrenza difficilmente sostenibile.
In ogni caso, si assisterà ad un mutamento del tessuto del commercio e della vendita di dettaglio con ulteriore svuotamento delle presenze.
Insomma, un progetto il cui fulcro è l'attività commerciale, distante dalle reali esigenze di Meda e del territorio che non ha bisogno di nuovo terziario e commerciale.
Dopo il deposito degli atti che avverrà probabilmente attorno al 25-08-15, si avranno 30 giorni per la loro consultazione e altri successivi 30 giorni per le osservazioni.
Dopo le controdeduzioni sulle osservazioni, si ritornerà in consiglio comunale per il passaggio di approvazione.
Il gruppo di Sinistra e Ambiente ha espresso voto contrario rispetto all'adozione di questo piano attuativo.
Per meglio comprendere le nostre motivazioni si deve risalire alle origini e cioè all'approvazione del Pd medese, nel giugno 2012, del PGT predisposto dalla precedente amministrazione leghista, senza modifiche.
Decisione questa che ha garantito alla proprietà dell'area ex Medaspan di partire da una situazione a lei favorevole.
Se si fosse approvato il PGT stralciando gli Ambiti di Trasformazione (ATR), così come chiedeva Sinistra e Ambiente, anche il destino di quest'area sarebbe stato al centro di valutazioni di più ampio respiro, senza la zavorra delle previsioni sull'AT1, in un nuovo strumento urbanistico, come la Variante Generale.
Variante Generale che, forse, prima o poi vedrà la luce ma che ha già perso per strada sia al’AT1 che l’altro ambito di Via Piave, l’AC4.
Ma ormai ci pare probabile che quella scelta dell'esecutivo di Caimi e del Pd di approvare il PGT con gli Ambiti di Trasformazione fu fatta proprio per non azzerare le varie previsioni edificatorie, tra le quali una delle più ambite in termini speculativi è proprio l'AT1.
Qualche considerazione va fatta pure sull'iter di questa Variante parziale.
Sicuramente l'area dismessa ex Medaspan è un'area che va recuperata e riqualificata ma proprio per l'importanza della scelta da fare, il percorso doveva essere necessariamente più partecipato con il coinvolgimento della società civile, delle associazioni, dei portatori d'interesse, dei cittadini.
Se è infatti pur vero che la proprietà che investe può ben valutare come investire, l'amministrazione deve fare la sua parte per governare le proposte tenendo bene al centro l'utilità collettiva.
Nulla di tutto ciò è stato fatto.
Il progetto non è mai stato portato fuori dagli uffici, nessun confronto pubblico è stato fatto per tempo, solo "annunci" sulle intenzioni da parte del sindaco: "lì faremo unalbergo" e si è svicolato volutamente sulla presenza nella struttura di una "Grande Superficie di Vendita" ovvero di un centro commerciale.
Insomma una gestione "proprietaria" da parte dell'esecutivo e del sindaco senza la minima trasparenza.
Ricordiamo che sull'AT1 (e anche sull'AC4) il nostro Consigliere Colombo, quando era Presidente della Commissione Territorio e Ambiente, aveva chiesto oiù volte a Sindaco e Assessore di relazionare per cercare di innescare un confronto perlomeno in quell'assise Istituzionale ma Sindaco e Assessore non si sono mai resi disponibili a farlo.
Questa amministrazione ha evidentemente preferito il rapporto esclusivo con la proprietà per poi rendere pubblico i contenuti del piano attuativo solo e mera ottemperanza della L.R. 12.
Anche l'affermazione di aver attirato nuovi investitori è puramente un vuoto annuncio, visto che l'investitore è ancora e sempre quello dei precedenti progetti, datati 2005 e poi 2010.
Veniamo ora ai contenuti del piano attuativo ove ci sono alcuni tentativi di “colorarlo di verde”: i tetti “verdi” sono certamente una bella intuizione, che sfrutta anche la possibilità di ulteriori finanziamenti pubblici per politiche legate alla gestione delle acque; anche il recupero di una sponda del Tarò e le cessioni di aree al Comune per creare una fascia “verde” di prossimità è sicuramente un elemento positivo che va però verificato nella complessità dell’intervento e pesato in un bilancio benefici/criticità.
Abbiamo giudicato incompleto e insufficiente quella parte del Rapporto Ambientale della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che ha ignorato il fatto che l'area oggetto di trasformazione ricade nella zona di rispetto, zona R, classificata in base ai livelli di ricaduta e di contaminazione da TCDD (Diossina) del disastro ICMESA.
A scopo cautelativo e precauzionale, questo fattore di rischio andava approfondito con apposite analisi chimiche per definire o meno la presenza di TCDD e comportarsi di conseguenza.
Anche il probabile uso della Formaldeide nel ciclo produttivo dell'ex Medaspan (compensati e pannelli di truciolato) meritava una valutazione più approfondita per comprendere se l'area è o meno "pulita" o se è necessaria una bonifica, sapendo al dettaglio DA COSA si deve bonificare l'area.
Su questi aspetti trascurati, Sinistra e Ambiente ha presentato una mozione che ci auguriamo venga discussa quanto prima alla ripresa post feriale dell'attività consiliare.
Non ci ha convinto l'analisi sui flussi di traffico aggiuntivi ipotizzati rispetto all'area medese e riteniamo la zona ad alto rischio nel caso di incremento dei volumi di traffico, considerando la prossimità dello svincolo della superstrada, del ristretto ponte ferroviario di via Busnelli e dei passaggi a livello di Trenord.
Certo, il progetto considera (e spera) la realizzazione del sottopasso alla ferrovia di via Seveso/via Cadorna quale opera complementare di pedemontana.
Un sottopasso che prevede anche lo spostamento dell'alveo del torrente Tarò. Un sottopasso però ad alta incertezza realizzativa visto l'assenza di fondi per la Pedemontana.
Ci preoccupa molto l'aspetto "centro commerciale" presente nella struttura. Ci preoccupa perchè anche se si usano diciture e format differenti (centro del gusto ma anche galleria commerciale), c'è il rischio evidente che questa attività sia la pietra tombale definitiva sui pochi negozi di prossimità rimasti nel centro di Meda.
E' stato detto che nel "centro del gusto" si prevedono anche attività produttive di artigiani nel settore alimentare che lì si insedieranno.
Quindi, se lì si trasferiranno attività di piccolo commercio ora presenti in Meda avremo la chiusura delle loro attuali sedi mentre se saranno attività ex novo, aumenterà una concorrenza difficilmente sostenibile.
In ogni caso, si assisterà ad un mutamento del tessuto del commercio e della vendita di dettaglio con ulteriore svuotamento delle presenze.
Insomma, un progetto il cui fulcro è l'attività commerciale, distante dalle reali esigenze di Meda e del territorio che non ha bisogno di nuovo terziario e commerciale.
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