I recenti accadimenti nella politica italiana con al centro la modifica Costituzionale sulla composizione del Senato, l'aumento del numero di firme per gli strumenti di democrazia diretta (per indire un Referendum da 500.000 a 800.000 e per proporre una Legge di Iniziativa Popolare da 50.000 a 250.000) e l'atteggiamento del Governo Renzi che vuole la "prova di forza" per far passare la propria proposta di legge in tempi brevi, la dicono lunga sulla deriva da oligarchia su cui l'esecutivo sta scivolando constantemente con la mistificazione del "fare". Una deriva costruita su un patto, quello detto del "nazareno", tra Renzi, il condannato Berlusconi e l'inquisito Verdini. Sono costoro i "nuovi "padri costituenti" ?
Con l'uso d'una comunicazione distorta e spregiudicata si giustifica e si vuol far passare la necessità d'una riforma che tale non è.
La realtà è quella d'una controriforma che comporta un Senato non più di eletti ma di NOMINATI (evidentemente più controllabili e più "di fiducia") depotenziando altresì le possibilità di ricorrere agli strumenti di democrazia diretta quali sono il referendum e le proposte di legge d'iniziativa popolare.
Indubbiamente al Paese servono Riforme, ma NON serve al Paese che per un "decisionismo d'apparizione" si limitino le forme di rappresentatività con una pastrocchiata proposta di modifica della COSTITUZIONE utile a creare un totale sbilanciamento dei poteri a favore del solo potere esecutivo, con un Governo che potrebbe di conseguenza influenzare sia l'elezione dei componenti del CSM sia quello del Presidente della Repubblica, potendo contare su condizioni più favorevoli. Una strada che porta verso un graduale smantellamento degli equilibri garantiti dall'attuale Costituzione e crea le premesse per un'OLIGARCHIA di governo.
Il "renzismo" sta subentrando a 20 anni di disastroso "berlusconismo" con l'evidente continuità dell'uomo solo al comando ?
Vi proponiamo in merito l'intervista de Il Manifesto alla Costituzionalista Lorenza Carlassare
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Lorenza Carlassare |
Professoressa Lorenza Carlassare da
costituzionalista come giudica la decisione di contingentare
i tempi della discussione sulla riforma?
E’ una decisione contraria alla Costituzione. Non mi era mai
venuto in mente che nella revisione di una legge costituzionale si
potesse agire in questo modo. Strozzare un dibattito su una riforma
che deve essere votata con una maggioranza elevata proprio perché
sia ragionata e condivisa. Mi sembra una cosa inaudita.
Soprattutto considerando che risulta implicitamente escluso dalla
stessa Costituzione, che prevede appunto maggioranze molto
elevate, due distinte delibere per ogni camera con uno scopo preciso:
garantire che la riforma venga meditata, discussa e approvata da una
maggioranza larga, non da una maggioranza artificiale che forza
gli altri, una minoranza prefabbricata che vuole imporre la sua
volontà. Il disprezzo del dissenso e la volontà di soffocarlo
è propria dei sistemi autoritari. Non è lo spirito della
Costituzione.
Il problema forse è all’origine: ci troviamo di fronte
a una riforma costituzionale che non nasce dal parlamento ma viene
dettata dal governo.
Anche questa è un’anomalia. Purtroppo negli ultimi anni ne abbiamo
viste tantissime. Il governo si è impadronito di tutte le funzioni
del parlamento e lo ha esautorato. Della funzione legislativa si
è impadronito totalmente facendo solo decreti legge e ora s’
impossessa anche della revisione costituzionale. Tutto quello a cui
stiamo assistendo negli ultimi tempi lascia sgomenti.
Vede dei rischi in questo modo di procedere da parte di governo e maggioranza?
Da tanto tempo vedo rischi, perché questa forzatura deriva dal
fatto che non si vuole accettare il dialogo, che si vedono gli
emendamenti e le proposte degli altri come un impaccio, un
ostacolo, dei sassi sui binari da rimuovere, come ha detto Renzi. Ma
gli argomenti degli altri non sono da rimuovere, sono da
considerare ed eventualmente da confutare con argomenti idonei,
altrimenti che democrazia è? Oltre tutto si tratta di una riforma
che fa parte di un programma più ampio di cui non sappiamo nulla.
Si riferisce al patto del Nazareno?
Questo patto Berlusconi-Renzi, che poi è Berlusconi-Verdini-Renzi
che cosa significa? E’ un patto fra soggetti dei quali uno non aveva
e non ha funzioni politiche istituzionali di alcun genere; ha
perduto anche il titolo di senatore. Allora la domanda è: cosa c’è in
questo patto? Un patto tra due partiti si può anche ammettere se
è trasparente, ma un accordo segreto di cui ogni tanto trapelano
alcune notizie ma del quale si esige che sia assolutamente
rispettato alla lettera, no. Mi chiedo ancora: siamo in un Paese
democratico o no?
Però il ministro Boschi di fronte alle accuse di autoritarismo risponde che si tratta di allucinazioni.
Penso che il ministro Boschi, della cui buona fede non dubito, non
abbia nessuna idea di cosa è la democrazia e soprattutto che cosa
è la “democrazia costituzionale”, che non vuol dire dominio della
maggioranza. Quello che offende è la menzogna, continuamente
ripetuta, che chi propone modifiche non voglia le riforme: tutti
vogliono la riforma del bicameralismo attuale! Ma molti non vogliono
la soluzione imposta. Perché il governo non vuole il Senato
elettivo come negli Stati Uniti, con un numero ristretto di senatori
eletti dai cittadini delle diverse regioni? Perché no?
Lei che risposta si dà?
Si vuol togliere la parola al popolo. Quanto sta accadendo va messo
insieme alla legge elettorale con l’8% di sbarramento; si vuole
chiudere la bocca alle minoranze, e non solo a minoranze esigue: la
soglia dell’8% non è certo leggera. Si vuole fare una Camera
interamente dominata dai due partiti dell’accordo, due partiti che
poi sono praticamente uno perché lavorano insieme, in stretto
accordo, quindi siamo arrivati al partito unico.
O magari al partito nazionale di cui parla Renzi.
Una cosa che mi fa venire i brividi. La democrazia
costituzionale è necessariamente pluralista, perché gioca
anche sull’articolazione politica del sistema e del parlamento, sulla
possibilità di un dialogo e di un dissenso. Qui invece si parla di
partito nazionale. Credo che per qualcuno si tratti di scarsa
conoscenza e di scarsa dimestichezza con il costituzionalismo,
per qualcun altro purtroppo no.
In questo rientra anche la decisione di innalzare da 500
a 800 mila le firme necessarie per proporre un referendum
abrogativo?
Siamo sempre nella stessa logica di riduzione del peso del popolo,
che evidentemente dà fastidio e bisogna tacitarlo. La gente chiede
lavoro, è preoccupata per la chiusura delle fabbriche e i
governanti si impuntano esclusivamente su queste cose. La riforma
costituzionale serve certamente al fine di poter esercitare il
potere con le mani libere, senza gli impacci della democrazia
costituzionale. Però c’è anche un’altra ragione di fondo, ed è che la
riforma è un bello schermo per nascondere il fatto che sugli altri
piani non si fa niente. L’economia è andata più a rotoli che mai, finora
si è fatto solo un gran parlare, un chiacchierare arrogante
e assolutamente inutile.
Però seimila emendamenti sono tanti. L’opposizione non sta esagerando?
L’opposizione non ha altre armi perché il dialogo la maggioranza
non lo vuole, ha detto subito che “chi ci sta, ci sta”. E gli altri,
evidentemente, se “non ci stanno” a votare ciò che il governo vuole
“se ne faranno una ragione”! In tale situazione chi vorrebbe una
riforma diversa non può fare altro che rendere faticoso il percorso
per indurre la maggioranza a riflettere su quello che fa e, per non
veder fallire tutto, ad accettare qualche modifica. Ripeto ancora
ciò che più volte ho detto: se vogliono fare un Senato con
i rappresentanti delle regioni e degli enti locali non eletti dal
popolo, lo facciano pure, però non possono attribuire a quest’organo
funzioni costituzionali. Non possono dargli la possibilità di
legiferare al massimo livello. A un simile Senato, fatto da persone
che non ci rappresentano, dominate dai capi partito, si vuole
invece assegnare il potere di revisione costituzionale, di
partecipare all’elezione del presidente della Repubblica e di
altri alti organi costituzionali. E’ assurdo. Facessero allora un
Senato che è espressione delle autonomie con funzioni limitate alle
necessità di raccordo con le autonomie locali. Altrimenti, se gli
si vogliono attribuire funzioni costituzionali, deve essere
elettivo. Ma, se non è possibile discutere di questo e di altri
punti significativi, allora non resta altro da fare che proporre
emendamenti a raffica.
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