Viviamo in un'area geografica dove l'inquinamento atmosferico da POLVERI SOTTILI - Particulate Matter o PM10e PM2.5, è pesantissimo, avendo superato nel 2017 nel capoluogo di Provincia della città di Monza le soglie di legge per ben 86 giorni consecutivi (nel 2016 erano 61).
I dati raccolti in un primo, seppur sommario, rapporto di Legambiente non lasciano spazio a dubbi.
Con molta probabilità, la situazione rilevata dalla centralina di Meda è ancora peggiore, visto i risultati negli anni precedenti. (NB il rapporto completo 2017 di ARPA non è ancora disponibile).
Tra i composti inquinanti, il trasporto su strada incide per il 51% per le emissioni di NOx- Ossidi di Azoto, per il 25% sul particolato PM10 (biomasse e pellet pesano per il 45%) e per il 24% sulla CO2 equivalente.
Da tempo si parla e si scrive dell'impatto dei combustibili fossili usati per l'autotrazione e della necessità impellente di una loro sostituzione con mezzi a trazione elettrica.
Sul tema e su suggerimento di un concittadino molto sensibile alle tematiche ambientali, vi proponiamo alcune riflessioni tratte da Saperescienza curate dal suo direttore Nicola Armaroli, ricercatore del CNR
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Da SAPERE Scienza RUBRICA - L'opinione di...
L'auto dei sogni
di
Nicola Armaroli
Trent’anni fa possedevo una Fiat
127 usata, a metano. Motore eccezionale, finiture spartane, carrozzeria
penosa. Rappresentava un modello produttivo destinato a scomparire nel
giro di pochi anni, sotto i colpi della qualità totale di stampo
giapponese. All’epoca sognavo che i miei figli avrebbero guidato un’auto
“spaziale”: sexy come la Batmobile e a inquinamento zero. Non fui un
gran profeta: guidano una Fiat Punto usata a benzina, degna nipote della mia 127.
Qualche settimana fa Sergio Marchionne, amministratore delegato di FCA (ex Fiat), ha gettato molti dubbi sulle prospettive dell’auto elettrica: la sua azienda punta con decisione sull’auto a metano.
Ma guarda un po’ – ho pensato – negli anni ’80 scarrozzavo fidanzata e
amici su un’auto fantascientifica, e non lo sapevo. Davvero sorprendente
questo filosofo prestato all’industria automobilistica, altro che
Batmobile dei miei sogni! Naturalmente sto scherzando, e vorrei usare il
poco spazio che mi resta per parlare di cose serie.
Negli stessi giorni in cui le affermazioni di Marchionne riempivano giornali, siti, televisioni e radio, si è tenuto a Bruxelles
un evento largamente ignorato dai media italiani. Consapevole del
rischio di perdere la partita del trasporto elettrico contro i colossi
asiatici e nordamericani, la Commissione Europea ha convocato governi e aziende per gettare le basi per un grande consorzio sulle batterie.
L’obiettivo è replicare il successo del consorzio europeo Airbus,
un’iniziativa che, cinquant’anni fa, evitò il monopolio degli Stati
Uniti nel settore aeronautico. Tutti i colossi dell’auto europei erano
presenti all’incontro. Non c’era FCA, che pure ha sede legale in Olanda.
Chissà, forse sono concentrati sulla progettazione di un nuovo tipo di
bombola a gas?
È iniziata una rivoluzione irreversibile nel settore dei trasporti. Era nell’aria da tempo, ma a un certo punto è scoccata la scintilla perfetta, il cosiddetto Dieselgate,
che ha mostrato l’impossibilità di “pulire” ulteriormente i motori
tradizionali, se non con l’inganno. Esiste un solo modo per risanare
l’aria delle metropoli e porre fine a un’emergenza sanitaria mondiale:
cambiare radicalmente sistema.
Il passaggio al trasporto elettrico è diventato non solo necessario, ma anche possibile. La produzione da fonti rinnovabili
cresce ovunque in maniera esponenziale; eolico e fotovoltaico sono
sempre più competitivi nei confronti di tutte le altre tecnologie. Le automobili elettriche
vanno già e andranno sempre più a fonti rinnovabili: non ci sarà nessun
effetto devastante sull’ambiente, come paventato da Marchionne. In
Italia, la produzione rinnovabile si attesta da anni attorno al 40% e la
quota sarebbe ancora più alta se, in questi anni, i governi avessero
avuto più coraggio nei confronti della lobby dei combustibili fossili,
sempre ben collocata nei ministeri.
Come ho scritto
qui più di tre anni fa, il passaggio all’auto elettrica non richiede un
aumento esorbitante della produzione energetica. In Italia occorre
incrementare del 50% la quota rinnovabile, un obiettivo assolutamente
realistico sulla scala temporale di venti anni, quella necessaria per
abbandonare definitivamente i motori tradizionali, come già pianificato
in Francia e Regno Unito.
Il
mio vecchio sogno si sta avverando: la prima auto dei miei nipoti sarà
finalmente elettrica. Un’auto progettata dal genio dei ragazzi che oggi
sono sui banchi di scuola: riciclabile in ogni suo componente e
collegata a una rete intelligente che gestisce le ricariche su larga
scala. Si può fare e si deve fare, senza voltare lo sguardo
all’indietro.
PS: Indovinello. Pare che all’evento di Bruxelles fossero stati invitati 14 governi e uno solo non si è presentato. Qual era?
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