Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, (PNRR) parte del programma Next Generation EU promosso dalla Commissione Europea nel luglio 2020, è, per la quantità di risorse profuse (complessivamente 235,12 mld €), l’intervento di dimensione epocale che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e accompagnare le nostre
comunità lungo un percorso di transizione ecologica, sostenibile ed inclusiva.
Meda come l'ha utilizzato?
Se tralasciassimo la prima delle sei missioni in cui si articola il piano (Digitalizzazione, Innovazione e Sicurezza nella Pubblica Amministrazione), perchè obbligatoria per tutti i comuni italiani e su cui comunque per la sua importanza ritorneremo alla fine, potremmo concludere che la precedente amministrazione comunale abbia praticamente deciso di rinunciare a questa irripetibile e straordinaria occasione.
L’unico progetto dell'amministrazione medese, peraltro non propriamente suo e in più accettato con riserva dalla Provincia, non ha ottenuto i finanziamenti perché ritenuto non coerente con le finalità della missione 6 (Salute) cui si riferiva.
Si tratta di Meda-Aid, la nuova e più funzionale sede del servizio ambulanza dell’AVIS oltre che dell’Aido, della Protezione Civile, de L’Abbraccio e del servizio donazione sangue. Incomprensibilmente nessun ulteriore progetto è stato avanzato nonostante gli ambiti in cui intervenire fossero molteplici e non mancassero le necessità per agire immediatamente.
Eppure quella giunta, guidata allora come oggi dal sindaco Santambrogio e sostenuta sempre dal centrodestra modificato nelle sue componenti, già amministrava da ben quattro anni quando nell’aprile del 2021 l’Italia presentò il piano definitivo alla Commissione Europea.
Ammettiamo pure che i tempi di raccolta delle proposte prima e di partecipazione ai bandi dopo erano stretti, ma ai comuni non è mai mancata l’assistenza tecnica della Provincia, dell’IFEL e dell’ANCI che pure si è mossa per prorogare i termini per la presentazione delle domande per i fondi, che altri comuni brianzoli stanno oggi ricevendo.
Se non si vuole sostenere l’inverosimile tesi secondo la quale la nostra città fosse a posto, anche negli anni a venire, si è portati a rispondere che mancavano progetti, o quantomeno, se anche ci fossero stati, erano evidentemente carenti e non allineati alla definizione degli obiettivi, ai risultati attesi e alle tempistiche, condizioni imprescindibili per essere finanziati, dimostrazione di quanta poca visione di futuro rispetto ai temi affrontati dal PNRR caratterizzasse l’operato diquella giunta.
Soloa titolo d’esempio, nello stesso periodo noi di Sinistra e Ambiente+Impulsi sollecitavamo affinché si puntasse primariamente ad incrementare e a riqualificare il patrimonio edilizio residenziale pubblico mediante interventi di manutenzione e di efficientamento energetico, ad allestire piani di rigenerazione urbana, a realizzare ciclabili, il museo del mobile, l’asilo nido comunale, programmi di inclusione sociale per soggetti fragili e vulnerabili, come disabili e anziani.
Sospettiamo che gli altri 4 pilastri, oltre a quelli già citati, su cui si struttura il Piano, vale a dire Transizione verde, Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, Coesione sociale e territoriale e Politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani, non trovino, secondo le logiche e le aspettative del PNRR, accoglienza nella cultura di chi amministra negli ultimi mandati a Meda che non dispone né delle specifiche progettualità né di chiavi di letture appropriate a comprendere la portata e gli effetti dei cambiamenti in corso.
Le crisi, economica, energetica, ambientale e generazionale da cui derivano, ad ogni modo interpellano
ciascuno di noi, per cui tutti quanti, a vario titolo, siamo chiamati a fare la propria parte.
Ci riferiamo specialmente all’importante comparto produttivo legno-arredo presente in città: ad un osservatore attento e preoccupato non sfugge l’assenza di un “consorzio” che in modo sistematico incoraggi e sostenga le imprese, specialmente le più piccole della filiera che in genere non dispongono di un patrimonio di consapevolezza e di risorse sufficienti, a divenire sostenibili facendo sì che la produzione rispetti i limiti del nostro pianeta e mettendo il benessere dei lavoratori al centro dei processi di produzione (Industria 5.0).
Per una transizione ecologica vera serve utilizzare esclusivamente legname proveniente da foreste gestite in modo responsabile, pannelli certificati privi di formaldeide, tessuti ed imbottiture naturali o rigenerate, investire nell'approvvigionamento da fonti energetiche rinnovabili, fare ricerca e innovare nella riciclabilità e dismissione dei prodotti, nella riduzione di imballaggi e degli scarti, in processi produttivi meno inquinanti e pericolosi che prevedano l’uso di vernici ad acqua composte da materie prime naturali e il recupero, una volta depurate, delle acque usate anche nel ciclo dei trattamenti galvanici.
Come altrimenti si ritiene di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55 per cento rispetto allo scenario del 1990 entro il 2030?
A Meda non disponiamo di politiche di economia circolare, di gestione dei rifiuti domestici con misure di ulteriore minimizzazione (mediante la raccolta puntuale) dell’indifferenziato e smistamento, riutilizzo e riciclaggio in siti più vicini, delle sue componenti differenziate, di gestione e di tutela del verde pubblico e privato, di strumenti che riducano e rallentino il traffico e incentivino e premino: la mobilità lenta, il risparmio idrico, la produzione di energia da impianti fotovoltaici fino al 45% del fabbisogno di elettricità e da pompe geotermiche, e di provvedimenti contro l’inquinamento e di riduzione delle emissioni.
E’ indispensabile un cambio netto di rotta.
Il regolamento del Next Generation EU prevede che un minimo del 37 per cento della spesa per investimenti e riforme programmata nei PNRR nazionali debba sostenere gli obiettivi climatici.
Inoltre, tutti gli investimenti e le riforme previste da tali piani devono rispettare il principio del "non arrecare danni significativi" all’ambiente, la cui tutela, insieme alla biodiversità e agli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni è ora riconosciuta anche nella Costituzione sia nella parte dedicata ai Principi fondamentali (art.9), che in quella che disciplina i rapporti economici (art.41 limiti dell’iniziativa economica privata).
Nonostante queste promettenti premesse inducano a credere che la cura e la rigenerazione di questo bene comune siano, a questo punto, scontate, permangono volontà politiche ed imprenditoriali pronte ad ostacolarle piegandole ai propri interessi.
E’ il caso di Pedemontana: considerando il cemento e l’asfalto ancora fattori strategici di successo nell’economia che verrà, la Lega e i suoi alleati che governano Regione Lombardia e in parte i comuni della tratta, perseverano a sostenerla. Un’autostrada vecchia di 40 anni, dai costi iperbolici a fronte dei benefici previsti, divoratrice di risorse altrimenti destinabili, rischiosa per la comunità a causa delle ricadute negative sul fronte del traffico e delle criticità legate alla diossina a Seveso e Meda, progettualmente approssimativa, tanto che non è ancora definito dove e come dovrebbe terminare.
Il PNRR è decisamente l’esempio da seguire: per la prima volta stabilisce un criterio e pretende la prova degli esiti per ottenere i pagamenti.
Ne consegue che nel caso delle pubbliche amministrazioni, esse potranno verificare quante e quali competenze di tipo tecnico e organizzativo manchino per garantire certezze nei servizi fondamentali in salute, welfare, scuola, mobilità, casa e ambiente.
I fondi ai Comuni permetteranno di procedere a nuove assunzioni; gli apparati amministrativi, rinnovati e innovati con la formazione del personale, potranno fronteggiare la domanda di servizi in aumento e in un contesto di spese per investimenti che aumenteranno.
Si nota che gli interventi nei territori sono stati una sommatoria di interventi puntuali più che un’agenda di sviluppo, miopi verso le criticità della condizione socio-economica delle persone e che permangono tuttora chiusura al dialogo sociale e al coinvolgimento, che ne hanno caratterizzato la costruzione.
Il cambiamento sarebbe ancora più forte se diventasse anche un Piano dei Cittadini che devono essere informati e coinvolti e si ricercasse una più intensa partecipazione ai processi decisionali della società civile e delle sue rappresentanze.
Invitando tutti insieme a ricercare le risposte, domanda: di quali strumenti nuovi necessiteremo per continuare il cammino di Ripresa e Resilienza dopo che nel 2026 terminerà il PNRR?
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