A Meda, in piena emergenza per il Covid 19, è stato attivato presso il centro sportivo di via Icmesa un punto per i tamponi veloci attuati restando a bordo del veicolo (drive through).
Il centro, operativo da una settimana, è gestito dai medici dell'Aeronautica Militare ed è rivolto esclusivamente alla popolazione scolastica.
A un nostro lettore assiduo, nonchè amico ambientalista, non è sfuggito IL LUOGO.
Il centro, operativo da una settimana, è gestito dai medici dell'Aeronautica Militare ed è rivolto esclusivamente alla popolazione scolastica.
A un nostro lettore assiduo, nonchè amico ambientalista, non è sfuggito IL LUOGO.
Dare i nomi ai luoghi era una consuetudine che ha accompagnato l'umanità
occidentale fino alla fine della seconda guerra mondiale, un’abitudine
che si sta perdendo ma che varrebbe la pena di far rivivere. I nomi
delle vie, infatti, in genere non nominano la memoria del luogo ma sono
segni di memoria universale. Non cosi via Icmesa che porta il nome della
ditta che fu all’origine del grave danno ambientale che segnò il
territorio di Seveso e Meda e degli altri comuni limitrofi nel 1976.
Massimiliano Fratter, storico, già direttore del Parco Naturale Regionale del Bosco delle Querce, autore del libro sul disastro Icmesa "Memorie da sotto il bosco" (con Dvd), ha inviato la sua riflessione a Sinistra e Ambiente di Meda e a Legambiente di Seveso, invitando a collegare quello che oggi sembra essere casualmente abbinato.
Massimiliano Fratter, storico, già direttore del Parco Naturale Regionale del Bosco delle Querce, autore del libro sul disastro Icmesa "Memorie da sotto il bosco" (con Dvd), ha inviato la sua riflessione a Sinistra e Ambiente di Meda e a Legambiente di Seveso, invitando a collegare quello che oggi sembra essere casualmente abbinato.
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DARE NOMI AI LUOGHI, CONSERVARE LA MEMORIA
In questi giorni la stampa locale e diversi siti istituzionali hanno diffuso la notizia di un nuovo punto tamponi per il monitoraggio della diffusione della pandemia da coronavirus a Meda.
E' sicuramente una notizia positiva per potenziare il tracciamento, uno degli elementi più importanti per il contenimento della più grave tragedia dalla fine della seconda guerra mondiale.
Il nuovo punto, riservato agli alunni e alle alunne delle scuole e al personale scolastico, si trova di fronte al Centro sportivo “Città di Meda” in via Icmesa.
E se la storia di una Comunità è fatta anche di simboli, è necessario evidenziare la contraddizione: il luogo che è stato l'origine del primo incidente industriale noto avvenuto in una fabbrica e che ha coinvolto la popolazione circostante diviene un sito per la prevenzione sanitaria.
A quasi 45 anni dal 10 luglio 1976 e dalla fuoriuscita della nube tossica composta da diossina e da altri veleni proprio dall'Icmesa, fabbrica di proprietà della multinazionale elvetica Givaudan a sua volta controllata dalla Hoffman-La Roche.
E' necessario dissipare ogni dubbio: il “Centro sportivo “Città di Meda” è uno spazio sicuro; i resti della fabbrica, il reattore che ha generato l'incidente e tutto il materiale contaminato sono confinati nelle due vasche di Meda e Seveso all'interno del Bosco delle Querce, dopo un immane lavoro di bonifica.
Appare certamente strano, per chi ha vissuto, approfondito e conosciuto la vicenda del luglio del '76 e delle sue conseguenze immaginare che via Icmesa sia oggi frequentata da medici, infermieri e personale sanitario. Per curare.
La Brianza – Meda in particolare – si è sempre contraddistinta per la sua cultura del fare. Del produrre.
Forse, qualche volta, sarebbe utile accompagnare l'agire alla riflessione come, in questo caso, sul valore simbolico della sede scelta e messa a disposizione alll'Azienda Territoriale Sanitaria.
Significherebbe “abitare” i luoghi della Città senza, purtroppo, dimenticarne la genesi.
Il nuovo punto, riservato agli alunni e alle alunne delle scuole e al personale scolastico, si trova di fronte al Centro sportivo “Città di Meda” in via Icmesa.
E se la storia di una Comunità è fatta anche di simboli, è necessario evidenziare la contraddizione: il luogo che è stato l'origine del primo incidente industriale noto avvenuto in una fabbrica e che ha coinvolto la popolazione circostante diviene un sito per la prevenzione sanitaria.
A quasi 45 anni dal 10 luglio 1976 e dalla fuoriuscita della nube tossica composta da diossina e da altri veleni proprio dall'Icmesa, fabbrica di proprietà della multinazionale elvetica Givaudan a sua volta controllata dalla Hoffman-La Roche.
E' necessario dissipare ogni dubbio: il “Centro sportivo “Città di Meda” è uno spazio sicuro; i resti della fabbrica, il reattore che ha generato l'incidente e tutto il materiale contaminato sono confinati nelle due vasche di Meda e Seveso all'interno del Bosco delle Querce, dopo un immane lavoro di bonifica.
Appare certamente strano, per chi ha vissuto, approfondito e conosciuto la vicenda del luglio del '76 e delle sue conseguenze immaginare che via Icmesa sia oggi frequentata da medici, infermieri e personale sanitario. Per curare.
La Brianza – Meda in particolare – si è sempre contraddistinta per la sua cultura del fare. Del produrre.
Forse, qualche volta, sarebbe utile accompagnare l'agire alla riflessione come, in questo caso, sul valore simbolico della sede scelta e messa a disposizione alll'Azienda Territoriale Sanitaria.
Significherebbe “abitare” i luoghi della Città senza, purtroppo, dimenticarne la genesi.
Massimiliano Fratter
Meda/Seveso 21-11-2020
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