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La Meda e la Brianza che amiamo e che vogliamo tutelare

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CRONACHE DA CHI SI IMPEGNA A CAMBIARE IL PAESE DEI CACHI E DEI PIDUISTI.
"Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente,
ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere,
se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?"
Antonio Gramsci-politico e filosofo (1891-1937)
OMAGGIO ALLA RESISTENZA.
Ciao Dario, Maestro, indimenticabile uomo, innovativo, mai banale e sempre in prima fila sulle questioni sociali e politiche.
Ora sei di nuovo con Franca e per sempre nei nostri cuori.

"In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta.
Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po' le teste.
Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa."

(da Il mondo secondo Fo)

mercoledì 17 luglio 2019

CON LA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI SI RIDURRÀ IL DIRITTO DEI CITTADINI AD ESSERE RAPPRESENTATI

Il giorno 11-7-019, il Senato ha approvato la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari. Lo scorso maggio lo aveva fatto la Camera.
E’ il terzo via libera. Il testo ritorna ora alla Camera per per quello che potrebbe essere l’esame definitivo del provvedimento: la discussione è prevista a settembre. A votare la riforma che prevede la diminuzione dei seggi a 400 alla Camera e a 200 al Senato sono stati in 180 (per l’approvazione serviva la maggioranza assoluta di 161 voti favorevoli). 
Al voto favorevole della maggioranza M5S-Lega si è aggiunto quello di Fratelli d’Italia. Contrari il Pd, Liberi e Uguali, PiùEuropa e gli espulsi dall'M5S (50 i no in tutto), mentre Forza Italia non ha partecipato al voto. Dopo il passaggio alla Camera, (con probabile nuova approvazione) sarà possibile il Referendum Confermativo di una legge costituzionale nel caso in cui entro tre mesi dalla pubblicazione della legge stessa, ne facciano richiesta un quinto dei membri di una camera, oppure 500.000 elettori oppure cinque consigli regionali.
Una questa una "riforma" fortemente voluta dall'M5S che priverà molti cittadini della facoltà di essere rappresentati e sbarrerà l'accesso a Camera e Senato alle liste minori.
Ancora una volta, a giustificazione di questa scelta, si invoca un "risparmio economico" con numeri palesemente gonfiati.
Ne scrive in proposito, con un approfondimento, Il Manifesto.



Il grosso guaio del parlamento più piccolo

Andrea Fabozzi  Edizione del 10.07.2019  


Al senato il penultimo passaggio delle «camerette»: 
una riforma costituzionale buona per gli slogan, pessima per la democrazia. 
Con oltre un terzo di rappresentanti del popolo in meno, 
i lavori saranno più difficili e le minoranze meno rappresentate. 
E si risparmia molto meno di quanto dicono i 5 Stelle
Con la riforma costituzionale in arrivo, la camera dei deputati perderà quasi il 37% dei seggi, 
230 deputati su 630 
© Immagine originale Lapresse
Che effetto farà l’emiciclo della camera dei deputati con duecento rappresentanti del popolo in meno? In quell’aula, negli ultimi cento anni – appena celebrati con una mostra e un documentario sull’opera dell’architetto Ernesto Basile – problemi con i posti a sedere ci sono sempre stati. 
Ma all’opposto: bisognava aumentarli. 
Da quando la nuova aula di Montecitorio è entrata in funzione, il 20 novembre 1918, i deputati sono cresciuti di 112 unità. Erano 518 nella legislatura cominciata il 1 dicembre 2019 – la quindicesima e ultima del regno senza Benito Mussolini tra i banchi – sono 630 oggi. 
Dal 1918 il numero dei deputati è sempre cresciuto, con l’eccezione delle due legislature elette con il sistema plebiscitario durante il regime fascista, quando i seggi furono ridotti a 400. 
Che è lo stesso numero di deputati proposto dalla riforma costituzionale di 5 Stelle e Lega che oggi sarà discussa e giovedì votata dal senato, penultimo passaggio prima del voto finale di Montecitorio e – se qualcuno vorrà proporlo – del referendum confermativo.
Serve la maggioranza assoluta dei componenti, 160 voti in senato che la maggioranza può raggiungere con qualche patema d’animo, o senza nessun affanno potendo contare sull’appoggio di Fratelli d’Italia. Dopo di che i posti a sedere bisognerà smontarli sul serio.
Per scendere da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi non basterà eliminare le sedie aggiunte all’ultimo livello dell’emiciclo sia a palazzo Madama che a Montecitorio nel 1963, quando una riforma costituzionale aumentò e stabilizzò il numero dei parlamentari (la Costituzione nel 1948 aveva previsto una composizione variabile, un deputato ogni 80mila abitanti e un senatore ogni 200mila). 
Tanto che c’è già chi immagina una ristrutturazione “pesante” che modifichi l’assetto ultracentenario delle aule (150 anni quella del senato) rendendo finalmente meno strette e più comode le postazioni di lavoro degli onorevoli. 
Viceversa tribune sovradimensionate rischierebbero di cristallizzare l’immagine di due aule semivuote, anche con deputati e senatori tutti presenti.
«Seicento parlamentari sono più che sufficienti», sentenziava il volantino delle «Riforme del cambiamento» diffuso dal ministro Fraccaro all’inizio del (fin qui velocissimo) percorso istituzionale. «L’Italia – spiega – è il paese con il più alto numero di parlamentari eletti d’Europa. 
Noi li riduciamo di più di un terzo (36,8%) e ci allineiamo col resto degli stati». 
Ma «allineare» non è il verbo corretto, meglio sarebbe stato dire che ci accodiamo
Se infatti oggi in Italia c’è un deputato ogni 96mila elettori, così effettivamente superando il Regno unito (uno ogni 101mila), l’Olanda (114mila), la Francia e la Germania (116mila), la Spagna (133mila), con la riforma avremo un deputato ogni 151mila abitanti, diventando tutto d’un tratto il paese con il più alto rapporto tra rappresentati e rappresentanti. 
Eloquente il confronto con la prima legislatura della Repubblica, quando la rappresentatività era due volte più forte: c’era allora un deputato ogni 80mila abitanti. Senza contare che, come effetto dell’abbassamento della maggiore età, se nel 1948 bastavano 50mila elettori per eleggere un deputato, dopo la riforma ne servirebbero quasi il triplo. 
L’ideale per allontanare ancora un po’ il «popolo» dai «politici».
Eppure Fraccaro ancora ieri spiegava che «gli interessi dei cittadini vengono prima delle poltrone». 
O come dice il volantino dei 5 Stelle «con meno poltrone c’è più democrazia». Slogan discutibili, anche solo considerando lo sbarramento che una riduzione così netta dei parlamentari porta con sé. Non parliamo della soglia esplicita del 3% prevista dalla legge elettorale – che per inciso per volontà di Lega e 5 Stelle resterà il pessimo Rosatellum – ma di una soglia implicita e automatica legata al fatto che il numero di parlamentari da eleggere nei collegi diminuirà sensibilmente. 
Soprattutto al senato, dove la maggioranza delle regioni non eleggerà più di quattro senatori nei collegi proporzionali. Sarà così impossibile per le liste minori, che già sono escluse dalla corsa per i seggi uninominali, conquistare sul campo un seggio senatoriale. Potranno solo sperare nel riparto nazionale dei seggi, con l’effetto di ritrovarsi con un senatore scelto in maniera imprevedibile dal micidiale flipper del Rosatellum.
Come festeggiava già ieri il capogruppo M5S al senato, il taglio dei parlamentari entrerà in vigore immediatamente, dalle prossime elezioni. La legge elettorale è stata già ritoccata allo scopo, a tempo di record. Ma nel frattempo non sono cambiati i regolamenti di camera e senato. 
Dove tutte le soglie a tutela delle minoranze sono oggi calcolate su 630 deputati e 315 senatori. 
Non solo, applicando i risultati elettorali del 2018 alla nuova camera bonsai, è facile calcolare che il più piccolo partito sopra la soglia di sbarramento – Leu – avrà meno deputati di quelli strettamente necessari a partecipare a tutte le commissioni permanenti. Che sono quattordici, sia alla camera che al senato. 
Oggi a Montecitorio il regolamento esclude che un deputato possa far parte di due commissioni, al senato è consentito ma fino a un massimo di tre commissioni. In entrambi i casi, i rappresentanti del partito più piccolo non sarebbero sufficienti. Democrazia, ma anche «efficienza», altra parola slogan ricorrente, sono lontani. Le commissioni, infatti, possono lavorare (e lavorano abitualmente) con un terzo dei commissari presenti. In futuro il lavoro referente per l’aula si troveranno a farlo cinque soli senatori, compresi presidente, vicepresidenti e segretari della commissione.
Infine i costi, l’argomento più usato da leghisti e grillini. 
In questo anticipati da un manifesto fatto stampare da Renzi durante la campagna per il referendum costituzionale: «Basta un Sì per cancellare poltrone e stipendi». «Cinquecento milioni risparmiati in una legislatura» assicurano adesso i 5 Stelle, che la volta scorsa contestavano gli annunci di Boschi, identici e basati su un numero simile di indennità da cancellare. Ma se si prendono gli ultimi bilanci interni della camera e del senato si possono prevedere risparmi più contenuti. 
Per 345 assegni mensili in meno, tra camera e senato, lo stato risparmierebbe 90 milioni l’anno, al lordo delle tasse che non potrebbe più incassare. Al netto il risparmio si aggirerebbe sui 70 milioni l’anno, che per cinque legislature sono molti meno del mezzo miliardo stampato sui volantini. 
Senza contare che meno rappresentanti del popolo, per fare lo stesso lavoro, avranno probabilmente bisogno di un maggiore aiuto. Nessuna sorpresa, allora, se aumenterà la spesa per consulenti e per il personale. Quest’ultima già molto superiore al «costo» dei parlamentari.

giovedì 11 luglio 2019

ANALISI INTEGRATIVE ALLA CARATTERIZZAZIONE: COME PREVISTO, DIOSSINA CON VALORI INFERIORI ALLE SOGLIE DI LEGGE SOTTO L'ASFALTO DELLA SUPERSTRADA MA NON ALTROVE

E' passato un po’ di tempo da quando li abbiamo richiesti, ma finalmente, con pazienza e un'attività di costruzione e mantenimento di buone relazioni, abbiamo potuto avere accesso ai dati relativi alle analisi chimiche integrative alla Caratterizzazione eseguite da Autostrada Pedemontana Lombarda (APL) in contraddittorio con ARPA e localizzate nei Comuni di Meda, Seveso e Cesano Maderno.
La Caratterizzazione del 2016, unitamente alle precedenti indagini, aveva già certificato 129 superamenti del limite verde e 21 superamenti del limite industriale.
Le attuali analisi integrative sono state volute dalla società Autostrada Pedemontana Lombarda (APL), autorizzate il 31/8/2018 da Regione Lombardia e assoggettate ad un protocollo tecnico definito con ARPA. L'attività di prelievo dei campioni s'è tenuta nei giorni dal 5-2-019 all'8-2-019.
Il Consigliere Regionale Marco Fumagalli, del M5S, in un rapporto d'interlocuzione reciproca enel rispetto dei propri ruoli, si è reso disponibile per una richiesta di accesso agli atti e ora c'è contezza dei risultati, relazionati sia da ARPA sia dalla stessa APL.
Il gruppo di Sinistra e Ambiente di Meda, insieme a Legambiente Circolo "Laura Conti" di Seveso li rende noti, come da sempre fa con il materiale in suo possesso.
Sono 19 i campioni che sono stati sottoposti ad analisi da parte di APL (15 provenienti dai punti inizialmente previsti + 1 punto aggiuntivo con stessa metodologia di prelievo + 1 altro punto con prelievo su tre livelli di suolo -Top-Soil, Intermedio, Profondo-) e successivi 4 campioni effettuati successivamente da ARPA per il contraddittorio.
Occorre ricordare che, per APL, lo scopo di queste analisi integrative era ed è quello di escludere il suolo sotto l'asfalto dell'attuale superstrada ex SS35 dalle aree perimetrate da sottoporre a bonifica. Tratti del sedime d'asfalto risultava infatti incluso nella perimetrazione (frutto di elaborazione secondo il principio geometrico dei "poligoni di Thiessen") poichè compreso tra due punti contaminati ai suoi lati o in sua prossimità.
Per maggiori dettagli, ce ne siamo occupati su: AGGIORNAMENTI SULL'INUTILE AUTOSTRADA PEDEMONTANA.
Come era prevedibile, nei 16 punti sotto l'asfalto, che ha fatto da barriera fisica, non sono stati registrati superamenti delle soglie di legge stabilite la categoria Dibenzidiossine e Furani, di cui fa parte la TCDD.
Altrettanto prevedibilmente il risultato è differente per il campionamento denominato IND.INT.17, effettuato direttamente sul terreno, localizzato nella zona degli svincoli di Meda.
Nel Top Soil cioè nei primi 20 cm di terreno, è stata rilevata una quantità di Diossina di 122,9 ng/kg, un valore addirittura superiore al livello industriale della tabella B, contemplato nel DL 152/06.
Si tratta della stessa area dove, già nel 2008 e successivamente con le analisi della Caratterizzazione, vennero rilevati livelli alti di presenza di Diossina, con un massimo pari a ben 547 ng/kg.


La tabella riassuntiva dei valori riscontrati
Nel panorama riguardante la presenza di Diossina TCDD nelle aree interferite dal tracciato autostradale e l'iter corrispondente all'applicazione del DL 152/06 per le zone contaminate,  continua ad essere sconosciuto il nuovo progetto definitivo 2018 (di cui è stato affidato ad aprile 2018, da APL, il servizio di verifica finalizzato alla validazione -vedi anche qui)  e a maggior ragione ancora non esiste un esecutivo.
Questi due progetti sono comunque imprescindibili per la stesura del Piano Operativo di Bonifica (messo a gara e affidato il 12/2/019 a HPC Italia) i cui contenuti sono ancora ignoti. Un Piano Operativo di Bonifica che dovrà essere approvato dalla Conferenza dei Servizi.
Oltre alla mancanza di fondi per il completamento dell'autostrada, molte sono quindi le incognite legate alla presenza di Diossina TCDD lungo il tracciato B2 da Meda a Bovisio Masciago.
A partire dalla stessa perimetrazione delle aree con le “sorgenti di potenziale contaminazione” da assoggettare a bonifica,  presentata da APL e approvata il 23-11-2017 con Decreto Regionale 14300 dalla DG Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile che si basa sui dati delle analisi chimiche e sul progetto Definitivo Revisionato del 27-4-2012 e non sul nuovo progetto definitivo ne tantomeno su un esecutivo che ancora non esiste.
La perimetrazione lascia altresì fuori molte zone dove i valori di TCDD superano i limiti delle Concentrazioni di Soglia di Contaminazione (CSC) e dove non è noto se avverrà o meno movimentazione di terra.
Continueremo ad operare e ad agire per la diffusione del sapere e perchè si rinunci al completamento di questa inutile, dispendiosa e impattante autostrada.

Meda/Seveso 11-07-2019

Sinistra e Ambiente Meda
Legambiente circolo Laura Conti Seveso

La rassegna stampa:

Da il Cittadino del 13-07-019
Da il Giornale di Seregno del 16-7-019
Da Il Giorno del 17-7-017


lunedì 1 luglio 2019

IL COORDINAMENTO AMBIENTALISTA OSSERVATORIO PTCP DI MB CHIEDE CHE IL DEPOSITO PER IL PROLUNGAMENTO DELLA METROPOLITANA MM5 SIA SPOSTATO SU UN'AREA DISMESSA


E' stato recentemente presentato il progetto di ampliamento della linea metropolitana MM5 verso Monza.
Un progetto che contempla la realizzazione di un deposito/officina su un'area libera di dimensioni significative tra i territori già pesantemente urbanizzati di Sesto S. Giovanni, Cinisello Balsamo e Monza.
Una scelta che si pone fuori dagli obiettivi di riduzione del consumo di suolo esplicitata nei documenti di pianificazione regionale.
L’ambito dove dovrebbe essere costruito il deposito è incluso nel Parco del Grugnotorto Villoresi ed è individuato dalla Provincia nel proprio piano territoriale (PTCP) in parte come ambito agricolo strategico (AAS) e in parte come ambito paesaggistico di interesse provinciale.


Il coordinamento ambientalista OSSERVATORIO PTCP di MB, con un suo comunicato, si pronuncia sollevando molte perplessità e chiedendo in modo chiaro che si trovi una differente localizzazione per il deposito, prendendo in considerazione una qualche area dismessa di cui abbonda la cintura metropolitana.