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La Meda e la Brianza che amiamo e che vogliamo tutelare

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CRONACHE DA CHI SI IMPEGNA A CAMBIARE IL PAESE DEI CACHI E DEI PIDUISTI.
"Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente,
ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere,
se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?"
Antonio Gramsci-politico e filosofo (1891-1937)
OMAGGIO ALLA RESISTENZA.
Ciao Dario, Maestro, indimenticabile uomo, innovativo, mai banale e sempre in prima fila sulle questioni sociali e politiche.
Ora sei di nuovo con Franca e per sempre nei nostri cuori.

"In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta.
Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po' le teste.
Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa."

(da Il mondo secondo Fo)

mercoledì 28 settembre 2016

PONTE SULLO STRETTO: TORNA IL LEITMOTIV DELL'ILLUSIONISTA DI TURNO

Ieri 27-9-016, alla Triennale di Milano, alla festa per i 110 anni della Salini-Impregilo (colosso delle costruzioni nelle infrastrutture), il premier Renzi s'è lanciato in un rispolvero del progetto di realizzazione del ponte di Messina in perfetta continuità con promesse alla Cetto Laqualunque o per chi ricorda, con lo stile di Totò quando vendeva la fontana di Trevi .
Un ritorno, in perfetta continuità con le promesse di berlusconiana memoria, del tutto identiche. 
«Caro Pietro, è una sfida a voi», così il premier, rivolto a Pietro Salini, numero uno del gruppo.
La sfida sarebbe appunto la realizzazione del ponte.
«Io su questo vi sfido, perché noi siamo pronti, abbiamo dimostrato che a noi poche cose fanno paura. Per cui, se voi siete nelle condizioni di portare le carte e di sistemare ciò che è fermo da dieci anni, noi lo sblocchiamo».
Non poteva mancare per completare l'italico quadretto l'annuncio, anch'esso in perfetto stile berlusconiano della creazione di ...... 100 mila posti di lavoro.
I "leitmotive" sono dunque: noi decidiamo, noi siamo pronti, possiamo mettervi a disposizione risorse economiche da buttare e il territorio da devastare. Care imprese, accomodatevi, offriamo noi.
Del resto, da tempo, le decisioni sulle infrastrutture da realizzare non sono prese sulla base di presupposti veritieri e di compatibilità economica bensì per tener fede a fantasiose promesse elettorali e accontentare le imprese delle costruzioni e dell'ingegneria.
Il gruppo Salini-Impregilo è lo stesso che dieci anni fa, con il Governo Berlusconi si aggiudicò la realizzazione del ponte, finito poi in una sequenza di cause legali e di pagamento di penali per la rinuncia alla sua realizzazione da parte del Governo Monti. Insomma, questo progetto ha già causato un pesante sperpero di denaro pubblico.
Da anni più soggetti fanno notare, con realismo e con perizie tecniche ed economiche alla mano, le criticità sismiche, lo sproporzionato costo, l'assenza totale d'una rete stradale e ferroviaria efficente e funzionante in Calabria e Sicilia, l'inesistente convenienza economica del ponte, l'impatto ambientale non sostenibile.
Problemi ed obiezioni che come spesso accade vengono ignorati, preferendo annunci surreali e supponenti ad uso e consumo elettorale come quelle pronunciate da Renzi.

Eppure, come riportato nel sito di Possibile, le dichiarazioni degli esponenti del Pd e dello stesso Renzi erano di tutt'altro tono negli anni passati, quando a suonare la grancassa sul ponte era Berlusconi:

“E’ veramente una presa in giro inqualificabile proporre un’opera faraonica mentre pochi giorni fa le case sono cadute sotto la frana a Messina”, disse, sottolineando come fosse necessario piuttosto “mettere in campo un grande piano di manutenzione delle scuole italiane che cadono a pezzi”. (Dario Franceschini intervistato nel 2009 dal Tg3)
“Berlusconi: prima di morire spero di attraversare il Ponte di Messina. Viva pure a lungo, ma provi a non dire scemenze” (Debora Serracchiani, su Twitter nel 2013)
“I siciliani non hanno l’acqua ma presto, grazie al Ponte sullo Stretto di Messina, avranno pronta una via di fuga” (Roberto Giachetti, giugno 2013)
“Lo considererei un capitolo chiuso (Andrea Orlando, luglio 2013)
Il rapporto costo-benefici non regge: il ponte sullo Stretto costa troppo per essere un ponte ed è un’opera avulsa da strategie”. (Piero Fassino, gennaio 2006)
“Ha ragione il vicepresidente di Confindustria, quando dice che il Ponte è il caviale, mentre il pane sono le strade, ferrovie e i porti per la mobilità interna in Sicilia” (Anna Finocchiaro)
“Siamo qui per opporci ad un capriccio del governo che vuole realizzare un’opera inutile. Si tratta di un’infrastruttura pericolosa per i cittadini e per le casse dello Stato, della quale non abbiamo bisogno”. (Gennaro Migliore, agosto 2009)
Vogliamo un Paese che preferisca la banda larga al ponte sullo Stretto; che dica no al consumo di suolo e sì al diritto di suolo” (Matteo Renzi, Carta di Firenze, 7 novembre 2010).

Ecco, povero Paese, costretto ad assistere a questi penosi numeri circensi.

Renzi cambia rotta e balla sullo Stretto

Governo. Ospite della Salini-Impregilo, che nel 2005 guidava l’associazione di imprese che vinse l’appalto, il premier rilancia il progetto del Ponte di Messina: «Se siete nella condizione di sbloccare le carte, noi ci siamo». E promette «100 mila posti di lavoro»


Non si sa con esattezza quanti soldi siano stati bruciati negli ultimi vent’anni tra carte, studi, progetti preliminari e plastici. Una stima al ribasso indica la cifra di 600 milioni di euro buttati
Basti pensare che per stabilizzare definitivamente i 26 mila precari dei comuni siciliani, figli della politica clientelare dei partiti in Sicilia, ne basterebbero la metà.

L’idea del Ponte sullo Stretto è servita a riempire le tasche di consulenti, progettisti e studi professionali. Berlusconi ne aveva fatto un mantra per fini elettorali, salvo poi abbandonare il progetto. A rilanciarlo qualche mese fa è stato il partito di Angelino Alfano con una mozione approvata in Parlamento. Renzi si era premurato però di smorzare le polemiche immediate, «prima le altre opere utili al Sud e poi parleremo del Ponte». Evidentemente il premier ha avuto feedback positivi se adesso, di botto, ha deciso di cambiare rotta. Il Ponte si può fare. Proprio il giorno dopo l’ufficializzazione della data per il referendum costituzionale. Non sarà il fumoso milione di posti di lavoro di Berlusconi, ma di questi tempi, con l’Istat che rivede al ribasso il Pil e la comunità internazionale che un giorno si e l’altro pure fa le pulci ai conti dello Stato, promettere 100 mila posti di lavoro fa gioco al premier.

Cifra che Renzi ha buttato lì, nel corso dell’assemblea per i 110 anni del gruppo Salini-Impregilo, che nel 2005 era alla testa dell’associazione temporanea di imprese Eurolink Scpa che vinse la gara d’appalto come contraente generale per la costruzione del Ponte con un’offerta di 3,88 miliardi di euro. «Se siete nella condizione di sbloccare le carte e di sistemare quello che è fermo da 10 anni noi ci siamo», ha detto il premier, che ha indicato l’infrastruttura come parte del completamento della Napoli-Palermo, definendola un’opera «utile per tornare ad avere una Sicilia più vicina e per togliere la Calabria dal suo isolamento». Coglie la palla al balzo il numero uno del gruppo, Pietro Salini: «Anche noi ci siamo. Si tratta di parlare con le varie amministrazioni e fare un progetto che non è per noi, ma per il Paese».

Tanto è bastato a riaccendere le polemiche su un opera pensata addirittura nel 250 a.C dai romani. Nonostante la società stretto di Messina Spa sia in liquidazione, continuando comunque a pagare una decina di collaboratori, il numero uno di Anas, Gianni Vittorio Armani, ha immediatamente dato la propria disponibilità: «Se e quando il governo ce lo chiederà, siamo pronti a riavviare l’opera, soprattutto ora che a dicembre sarà terminata la Salerno-Reggio Calabria». Beppe Grillo sul suo blog ha subito stoppato l’idea del «menomato morale». E’ «un’opera che non vedrà mai la luce, già costata circa 600 milioni ai contribuenti» e «Monti stanziò 300 milioni per il pagamento delle penali per la non realizzazione del progetto», sbotta il leader M5S. Aggiungendo che «secondo il piano economico approvato dal Cda della Stretto di Messina Spa il costo dell’opera sarebbe di 8,5 miliardi, mezzo reddito di cittadinanza con cui il M5S salverebbe 10 milioni di italiani dalla fame».

Anche chi prima sosteneva il progetto, come Forza Italia, irride il premier, ma per evidenti schemi politici. Il compito spetta a Renato Brunetta, capogruppo alla Camera: «L’obiettivo del premier è deviare l’attenzione dell’opinione pubblica su un tema che non sia il referendum, considerando anche una campagna per lui tutta in salita». L’altolà istituzionale arriva da Laura Boldrini. Per la presidente della Camera la priorità non è il Ponte ma «rilanciare il lavoro al Sud e poi mettere in sicurezza il nostro territorio, anche in Sicilia e Calabria, regioni sismiche».

Dalla parte del No Italia Nostra e Green Italia. Per il presidente dell’associazione Marco Parini- (Italia Nostra) l’opera sarebbe «devastante per il paesaggio e di dubbia sicurezza per l’elevato rischio sismico del territorio», mentre i portavoce di Green Italia Annalisa Corrado e Oliviero Alotto ricordano a Renzi «le sue sagge parole pronunciate nel 2012, quando disse che invece di parlare del Ponte Messina, sarebbe stato il caso di dare 8 miliardi alle scuole per renderle più moderne e sicure».
E se il governatore Rosario Crocetta appare possibilista («se ci sono i soldi si fa e non sarà certo la Regione a mettersi di traverso»), Leoluca Orlando bolla il progetto come «anacronistico».

ESCURSIONE NELLA BRUGHIERA E NELLA VALLE DEI MULINI IL 2-10-016


Domenica 2 ottobre 2016 una bella escursione nei boschi della Brughiera organizzata dal Comitato per il Parco Regionale della Brughiera insieme con il Gruppo Naturalistico della Brianza e il Circolo Cooperativa di Minoprio:

INCONTRI LARIANI: I LUOGHI DELL'ACQUA E L'ABBAZIA DI VERTEMATE

Una giornata in Brughiera e lungo le sponde del Seveso nella Valle dei Mulini, alla scoperta dei territori dell'Abbazia San Giovanni di Vertemate.
Ritrovo alla stazione ferroviaria FS di Cucciago (CO) Domenica 2 ottobre 2016 ore 8,45 (per chi vuole venire in treno, consulti l' orario ferroviario ).

Alle ore 9.30, accolti dalla proprietaria sig.ra Olga, visita al Mulino Tommasone di Fino Mornasco con la guida del "mugnaio" che ha lavorato alla macina delle granaglie quando l'impianto era ancora in funzione . Durante la visita saranno raccolte offerte per il mantenimento del Mulino.
Arrivo al Circolo Cooperativa di Minoprio (Time Café) alle ore 13.00 con aperitivo offerto dai soci ai partecipanti all'escursione.

Pranzo al sacco a carico dei partecipanti e rientro alla stazione ferroviaria FS di Cucciago previsto attorno alle ore 15,30 circa.


La presa d'acqua sul Seveso del Mulino Tomasone

La ruota del Mulino Tomasone
La tremoggia del Mulino Tomasone

martedì 27 settembre 2016

DUE PAROLE SUL PROGETTO DI NUOVA VIABILITA' DI VIA PACE A MEDA


In data 31-8-2016, con delibera n° 183, la giunta ha approvato il progetto esecutivo dei lavori di realizzazione nuova viabilità di via Pace.
L'inizio dei lavori è annunciata nel cronoprogramma per fine novembre 2016 e la chiusura cantieri per fine marzo 2017.
Via Pace è un'arteria medese che a seguito dei lavori di riqualificazione della stazione FNM è stata ridotta, con restringimento della carreggiata, ad un unico senso di percorrenza e si attende il ripristino del doppio senso di circolazione con i connessi lavori di ampliamento e miglioramento.
Abbiamo pertanto chiesto ed esaminato gli elaborati progettuali, anche in considerazione del fatto che simili interventi, comunque importanti per Meda, non sono considerati dalla maggioranza di Caimi argomenti da illustrare in sede di deputata Commissione, magari per raccogliere suggerimenti o proposte da verificare se tecnicamente integrabili o meno nella progettazione.
Il progetto contempla la previsione del sottopasso di collegamento con i tre binari della stazione definito nella terza fase dei lavori d'ammodernamento ancora con una dubbia disponibilità di fondi, un'area parcheggi e l'apertura di una nuova strada verso via Gagarin legati ad un piano attuativo di un PII descritto come di "futura realizzazione".
Giusto prevedere queste possibilità, ma sulle realizzazioni certe, escluse le previsioni, il progetto esecutivo mostra a nostro avviso, qualche lacuna e ci lascia un poco perplessi.
Da rapidi calcoli, non ci risulta nessuno posto auto in più (neanche quelli che potrebbero essere utili nell'ipotesi si aprisse l'ulteriore sottopasso previsto per le ferrovie) e ci pare insufficiente l'attenzione per i pedoni che si troveranno a non avere alcun marciapiede sul lato ferrovia e dovranno, invece, affrontare una non semplice convivenza con le due ruote sulla ciclabile, ribattezzata appunto pista ciclopedonale.
Insomma, un progetto minimale, poco approfondito, che non da soluzione completa alle criticità proprie di tutte le categorie di utenti (automobilisti, ciclisti, pedoni) nonostante la spesa prevista di 245.000 euro.


mercoledì 21 settembre 2016

IL 26-9-016 A MONZA UNA SERATA PER IL NO ALLE MODIFICHE COSTITUZIONALI


Questo blog da e darà spazio alle iniziative e agli incontri pubblici organizzati dai gruppi e dalle associazioni riuniti nel Comitato  per il NO che invitano - quando si terrà il Referendum - a VOTARE NO alle modifiche Costituzionali volute dal governo Renzi.

Cominciamo con un incontro Lunedì 26-9-016 dalle ore 21.00 a Monza presso la CGIL in via Premuda 17 organizzato dalla Senatrice Lucrezia Ricchiuti che ha sempre avuto una posizione contraria e di dissenso rispetto alle modifiche alla Costituzione volute dal governo Renzi.
Alleghiamo oltre al programma della serata, anche la lettera-appello scritta dalla Senatrice, che si rivolge ai cittadini con una posizione totalmente differente da quella espressa ufficialmente dal PD, suo partito d'appartenenza.


sabato 17 settembre 2016

SUL LAVORO SI MUORE PER DIFENDERE I DIRITTI E GLI ACCORDI


Il 14-9-016, alle 23,45, Abd Elsalam Ahmed Eldanf lavoratore del settore logistico presso il magazzino GLS di Piacenza, delegato sindacale dell'Unione Sindacale di Base (USB), impegnato con i colleghi in una difficile vertenza  è stato travolto e ucciso da un TIR in uscita dal magazziono GLS mentre era in corso uno sciopero del personale della Seam (ditta che gestisce il magazzino in subappalto dalla GLS) con  manifestazione sindacale e picchetto per protestare contro il mancato rispetto degli accordi sottoscritti per le assunzioni a tempo determinato dei precari.
Una lotta, una battaglia che nella logistica possiamo considerare di "civiltà" viste le condizioni di un settore difficile dove la precarietà è una costante, dove i subappalti sono spesso incontrollabili con la presenza di numerose "cooperative" di intermediazione, dove i diritti dei lavoratori sono costantemente violati e calpestati con condizioni di lavoro pesanti e ricatti occupazionali continui con riduzione dei salari, aumento dei ritmi, uso smodato della flessibilità e dei licenziamenti illegittimi e palesemente discriminatori.
Un settore dove le "cooperative" hanno reclutato e reclutano in prevalenza manodopera fatta da lavoratori extracomunitari sicuramente più ricattabili ma anche dove gli stessi lavoratori, coraggiosamente, rispondono massicciamente quando si aprono vertenze sui diritti, sul salario e per la dignità.
Come sempre, qualcuno dirà che "è stato un incidente".

Vi invitiamo a leggere attentamente l'articolo de Il Manifesto e a visionare il video che mostra il comportamento di alcuni dirigenti durante un precedente sciopero alla GLS di Milano.

Operaio ammazzato sotto un camion a Piacenza

Di Andrea Cegna

La tragedia durante una protesta. 
Abd Elsalam Ahmed Eldanf, 53 anni, egiziano, professore e padre di 5 figli, sindacalista dell’Usb, lavorava come operaio per una società subappaltatrice della Gls

Silenzio. Rabbia. Indifferenza. Quando la pioggia lascia lo spazio a un tenue sole davanti ai cancelli della Gls di Piacenza si potevano trovare solo silenzi, rabbia e indifferenza. 
Il polo logistico, alla periferia della città, era totalmente isolato. Le vie d’accesso chiuse dalla polizia locale. Pochi solidali e qualche giornalista assiepavano il presidio permanente dell’Usb che continua da ieri sera e che dopo la morte di Abd Elsalam Ahmed Eldanf è inserito dentro a uno sciopero generale di 24 ore che ha coinvolto diversi poli della logistica in tutt’Italia.
Abd Elsalam Ahmed Eldanf, 53enne, molti ci tengono a precisare che in Egitto, suo paese d’origine, fosse un professore e padre di cinque figli, precisazione che non aggiunge nulla al dramma.
Abd Elsalam Ahmed Eldanf era uno degli operai di una delle tante società appaltatrici di servizi per la multinazionale Gls che stava manifestando per i diritti di suoi colleghi. 
Infatti l’azienda aveva disatteso accordi sindacali per 13 persone. 
Il picchetto, finito in tragedia, è nato dopo un’assemblea sindacale che ha generato uno sciopero di otto ore e una trattativa, notturna, con l’azienda. 
Il fallimento della trattativa ha spinto il sindacato e i lavoratori ha trasformare lo sciopero in picchetto. Per evitare che il picchetto bloccasse il viaggio dei camion e gli interessi dell’azienda, raccontano gli operai, un preposto di Gls ha iniziato a incitare il camionista a muoversi e partire. 
Così il tir si è mosso, ha colpito il 53enne e poi l’ha trascinato per 4/5 metri e infine schiacciato. 
Un altro facchino è stato ferito, lievemente per fortuna.
Il fratello dell’uomo ucciso, Elsayed Elmongi Ahmed Eldanf, ci dice che «non è la prima volta che ci hanno minacciato per le nostre lotte, spesso ci dicevano andate via, andatevene, non siete i benvenuti». 
E aggiunge «Antonio Romano è uno dei responsabili della Gls di Piacenza ed è lui che diceva all’autista di andare avanti. 
Diceva all’autista se qualcuno va davanti al camion schiaccialo come un ferro da stiro. Poi ci penso io. Il camionista così è andato avanti, perché ha ascoltato le parole del responsabile, provando a spaventare mio fratello, però l’ha colpito per poi farlo cadere e schiacciarlo».
Erano circa le 23.45 e secondo il capo della procura di Piacenza Salvatore Cappelleri «quando è avvenuto l’incidente non era in atto alcuna manifestazione all’ingresso della Gls». 
La ricostruzione della procura tiene fede alle dichiarazioni di una pattuglia dei carabinieri presente in quel momento. 
La dichiarazione di Cappelleri continua: «Quando il Tir è uscito dalla ditta, dopo le regolari operazioni di carico, ha effettuato una manovra di svolta a destra. Inoltre escludiamo categoricamente che qualche preposto della Gls abbia incitato l’autista a partire. 
Davanti ai cancelli in quel momento non vi era alcuna manifestazione di protesta o alcun blocco da parte degli operai, che erano ancora in attesa di conoscere l’esito dell’incontro tra la rappresentanza sindacale e l’azienda». 
Arrivata la dichiarazione, davanti ai cancelli della Gls è stata organizzata la risposta, così è stato reso pubblico un video che mostra come la mobilitazione fosse in corso già dalle prime ore della sera. 
Il video è stato pubblicato già nel pomeriggio di ieri da molti organi d’informazione e mostrerebbe una realtà diversa da quella della procura. Procura che ha anche acquisito le immagini delle telecamere dell’azienda e che potrebbero dare nuovi particolari.
Nel pomeriggio alcuni camionisti hanno acceso i tir. 
La tensione si è alzata immediatamente. La logica dei subappalti nel mondo della logistica genera una guerra tra poveri e sfruttati, anche davanti al dramma della morte le aziende chiedono ai camionisti di portare a termine il lavoro. 
Non esiste nessuna proroga o pausa. Alcuni autisti ci dicono: «Il limite per noi camionisti è 85 km all’ora. Da qui a Napoli ci vogliono circa 9 ore. Ci chiedono di fare il trasporto in 8. Se arriviamo in ritardo anche solo di un quarto d’ora ci tolgono 250 euro dalla busta paga e al terzo ritardo non ci rinnovano il contratto. Ogni anno firmiamo tre o quattro contratti. Così ci controllano e possono lasciarci a casa se facciamo ritardo o protestiamo». 
Facchini e autisti lavorano per Gls ma sono assunti da diverse cooperative o aziende, hanno diversi padroni, subiscono diverse pressioni, minacce e umiliazioni. 
I tir non si sono mossi e i picchetti sono ripresi per evitare nuove sorprese.
L’Unione Sindacale di Base ha diramato un duro comunicato secondo il quale «la GLS, e la cooperativa di intermediazione di mano d’opera presente in quello stabilimento e in molti altri e che più volte si è distinta per i ricatti schiavistici che impone ai suoi lavoratori, che di fronte alla probabile perdita di profitto a causa del blocco dello stabilimento, ha aizzato l’autista a forzarlo. 
Ma la Gls è anche colpevole di aver sempre cercato di sottrarsi agli accordi a cui, a prezzo di dure lotte, l’avevamo costretta per eliminare la precarietà e garantire diritti e umanità nei luoghi di lavoro». 
Oggi (17-9-016) l’Usb ha indetto una manifestazione nazionale a Piacenza, ci sarà uno sciopero di due ore alla fine di ogni turno nel settore privato e uno sciopero di 24 ore nella logistica.
Solidarietà è giunta dalla Cgil alla famiglia del lavoratore e ai compagni di lavoro: «Inammissibile perdere la vita per difendere il lavoro». La Fiom denuncia «il sistema di appalti, sub-appalti e false cooperative che determina sottosalario e lavoro precario senza tutele».

LA DOCUMENTAZIONE CONFERMA COME INGIUSTIFICATO IL TAGLIO DEI TIGLI DI VIA SEVESO

Durante l'incontro con i gruppi ambientalisti sulla vicenda del taglio dei tigli di via Seveso l'assessore Buraschi s'era dichiarata sicura e certa della completezza documentale, pur non chiarendo a sufficienza se esistesse una relazione tecnica motivante la drastica scelta del taglio (vedi qui).
Ora la documentazione disponibile è stata consegnata, dopo debita richiesta, al Consigliere Comunale di Sinistra e Ambiente.
E' una documentazione veramente scarsa che si riduce a due esposti, fatti sempre dalla stessa proprietà e a poche comunicazioni tra amministrazione e ufficio tecnico a mezzo e-mail dagli scarni contenuti.
Come previsto si conferma quindi che non v'è traccia di alcuna relazione tecnica per la valutazione della necessità e opportunità dell'intervento da effettuare, ne tantomeno di qualsivoglia atto o determina.
Risultano depositati due esposti della stessa proprietà (il secondo a richiamo del primo) indirizzati all'amministrazione comunale, con i quali si chiedono "spiegazioni sulla situazione indecente che si protrae lungo la via Seveso".
Situazione determinata, a detta di chi ha scritto, dalla presenza dei tigli a distanza non regolamentare dai confini, mettendo in dubbio l'utilità della loro esistenza con una serie di lamentele rispetto all'invasività degli alberi e al fatto che "sporcano" oltrechè non fare ombra.
Nell'esposto è richiamato che la presenza di alberi non permette alle autovetture di parcheggiare nei pressi delle attività esistenti, con conseguenze di parcheggi selvaggi e pericolosi per la viabilità.
Vengono poi evidenziati alcuni aspetti relativamente ad altre criticità viabilistiche di via Seveso e allo stato della strada.
Si segnala anche la mancata potatura degli alberi da parte del Comune tanto che la proprietà è intervenuta a sue spese con un taglio di fronde insistenti su parte del tetto e dei canali.
Come avevamo precedentemente scritto, si rafforza quindi la constatazione che le manutenzioni in carico al Comune, con potature nei periodi adatti, non siano state tutte effettuate e quelle fatte non siano state eseguite adeguatamente.

Sono un poco sconcertanti le azioni che ne seguono, a partire dall'illuminato suggerimento del sindaco Caimi di risolvere i problemi posti con "l'eliminazione delle piante".
Conseguenza è l'indicazione dell'ufficio tecnico a procedere al taglio di 10 piante (che poi diverranno 11, nell'abbattimento eseguito il 13 agosto) con i successivi ringraziamenti del sindaco per l'intervento effettuato.
Tutto è stato, a nostro avviso, trattato con superficialità, consentito e stimolato dall'amministrazione Caimi senza alcun approfondimento sulla necessità di far valere il diritto di servitù per usucapione che gli alberi del Comune avevano maturato ne tantomeno con una verifica per un intervento di potatura in periodo corretto.
Azioni che probabilmente avrebbero salvato gli alberi di via Seveso.
Certo, serviva la volontà politica dell'amministrazione di attuare queste azioni, cosa che non è avvenuta, prediligendo la strada più semplice ma più letale per gli alberi e sacrificando così con leggerezza un bene comune.

mercoledì 14 settembre 2016

ESCURSIONE Il 17-9-016 DA GALLIANO A ROGENO SUL SENTIERO PEDEMONTE


Un appuntamento da non perdere e un iniziativa cui partecipare quella organizzata da più gruppi e associazioni tra cui anche il Comitato per il Parco Regionale della Brughiera.

SABATO 17 SETTEMBRE 2016 con ritrovo alle 8.30alla Basilica di Galliano in via San Vincenzo a Cantù e dopo la visita guidata al complesso romanico, parte una camminata per escursionisti allenati all'interno della Brughiera e nel verde con un percorso di 23 km costituente la prima tappa del "Sentiero Pedemonte-Ferrovia Como-Lecco" da Galliano di Cantù a Rogeno F.S.
Si attraverseranno i boschi, i luoghi di storia e cultura e si arriva al lago di Pusiano passando nei comuni di Cantù, Alzate Brianza, Brenna, Anzano del Parco, Monguzzo, Lurago d'Erba, Lambrugo, Merone, Costa Masnaga, Rogeno.
Ritorno possibile con il treno.





Per comprendere meglio il percorso e i luoghi importanti incontrati potete accedere alla mappa.


lunedì 12 settembre 2016

RAPPORTO 2016 SUI PROFUGHI IN PROVINCIA DI MB SEGUITI DAL NO PROFIT

 
E' un periodo dove assistiamo, anche in Brianza, ad un'ostilità ingiustificata nei confronti dei richiedenti asilo accompagnata da manifestazioni di intolleranza, debitamente alimentate dai soliti e ben noti "imprenditori della paura" che spargono mistificazioni (non ultima quella generata dalle fantasie di un hub per 500 profughi a Seveso !!) giusto per garantirsi visibilità.
Per questo, per fare chiarezza, informazione, smontare le panzanate e cercare di far comprendere che con i profughi si debba e sia giusto fare accoglienza vera, vogliamo qui parlare di un modello interessante, proprio nella nostra Brianza, quello gestito da più di venti gruppi, enti e associazioni no profit unite nell' RTI Bonvena (Accoglienza in esperanto) .

Un sistema gestionale trasparente che Bonvena, dopo essersi aggiudicata il bando della Prefettura di MB nel 2016, così come nel 2014 e nel 2015 ha deciso di portare a conoscenza dei cittadini diffondendo un rapporto e un'analisi sui profughi da essa accolti all'interno del progetto gestionale.
Parliamo (al 31 maggio 2016) di 878 richiedenti protezione internazionale provenienti da oltre 20 nazioni.
Tra i richiedenti, 177 arrivano dalla Nigeria, 119 dal Mali, 106 dal Gambia, 102 dal Pakistan, 91 dal Senegal, 69 dal Bangladesh e 60 dal Ghana.
Sono invece solo 13 le donne, spesso però con sulle spalle un percorso di pesantissimo sfruttamento anche di natura sessuale.
 
Un modello che lavora sull'accoglienza solidale e non sul mero assistenzialismo, tanto dall'aver creato dall'aprile 2014 il fondo Hope che mette a disposizione risorse per azioni non richieste dal bando ministeriale ma che sono utili a dare ulteriori possibilità quali tirocini formativi, sostegno ai progetti individuali, formazione e istruzione.
In Brianza, i richiedenti protezione vengono dapprima ospitati in due hub (Monza e Agrate) per un periodo il più possibile breve poi inviati nelle strutture comunitarie (Camparada, Carnate, Limbiate, Lissone, Triuggio) dove vengono affinati gli interventi di accoglienza.
Sin dall'inizio si avviano i corsi di Italiano.
La terza fase dell'accoglienza è il trasferimento nelle abitazioni affittate nel mercato privato o messi a disposizione.
Si tratta di inserimenti di piccoli gruppi, costantemente seguiti dal case manager e dai volontari locali dell'associazione di riferimento.
Un'altra caratteristica è la rete di rapporti e collaborazione con enti esterni a Bonvena per i servizi di mediazione culturale, di supporto legale e di assistenza al lavoro  (ARCI, Sindacati etc) nonchè con enti formativi.
Importante l'avvio di attività di volontariato sul territorio cui i profughi hanno partecipato. Volontariato svolto con vari enti, Comuni compresi.
Il rapporto illustra anche le tre forme di protezione possibile accordabile ai profughi (Status di Rifugiato, Protezione Sussidiaria, Protezione Umanitaria) conseguente alla storia e alla condizione del richiedente. Il diritto di ricevere protezione è per chi fugge dalle numerose guerre e per chi subisce persecuzioni di varia natura che mettano a rischio la sua incolumità.
Prendetevi una pausa e leggetelo: è un antidoto contro il pregiudizio.

IV REPORT Dal Mare e Dalla Terra_22 Giugno 2016 by Sinistra E Ambiente on Scribd

venerdì 9 settembre 2016

SULL'INCONTRO CON L'ASSESSORE DOPO IL TAGLIO DEI TIGLI DI VIA SEVESO A MEDA


Il gruppo di Sinistra e Ambiente ha partecipato il 7/9/016 con Legambiente Circolo Laura Conti, WWF Lombardia e Comitato per il Parco Regionale della Brughiera all'incontro con l'assessore all'Urbanistica e Lavori Pubblici Simona Buraschi avente come argomento il taglio dei tigli di via Seveso a Meda.
Ne è nato un report scritto insieme da tutti i gruppi ambientalisti che vi proponiamo.


Qualche altra nostra nota e valutazione aggiuntiva.
C'è stata la la netta sensazione d’una cieca e acritica fiducia del livello amministrativo rispetto a decisioni prese dai tecnici. Decisioni che per questa situazione meritavano invece maggiore attenzione e approfondimento prima di agire.
E' stato chiaro a tutti i presenti una situazione confusa nei contenuti delle risposte date e il tentativo di evitare la contestazione rispetto all’avventatezza dell’intervento.
Troppo generiche le informazioni ricevute rispetto alle “rimostranze di alcuni proprietari” (non dei residenti ndr) per i problemi causati dalla vicinanza agli edifici degli alberi che hanno innescato l'azione di taglio e rimozione.
Come scritto nella relazione comune, anche la promessa ri-piantumazione si sta derubricando ad una modesta valutazione sulle tipologie vegetative da mettere a dimora che con ogni probabilità non rientreranno nemmeno nella categoria degli alberi di basso fusto ma in quella degli “arbusti e siepi”.
Certo, ora che c’è stato il taglio dell'esistente (i tigli), qualsivoglia nuova piantumazione deve ora rispettare quanto stabilito dal Codice Civile.
Quindi abbiamo perso tigli d’alto fusto e la ri-piantumazione sarà probabilmente di essenze di categoria inferiore dal punto di vista delle dimensioni e della qualità.
S’è capito inoltre che l’ultima potatura stagionale di quegli alberi è avvenuta nel 2014 (dopo averne saltate alcune) e che successivamente non vi sono stati altri interventi.
In questa situazione, l’ipotesi -che sarebbe stata quasi certamente letale per gli alberi- era quella, anch'essa discutibile, della capitozzatura (ad agosto !!!) evidentemente non attuabile.
Certo è che se sugli alberi non si fanno interventi costanti, poi si arriva alle condizioni limite.
Le regole del Codice Civile non possono essere le sole linee guida in casi simili.
Andavano e vanno considerati anche i fattori di beneficio derivanti dall’esistenza di viali con alberi d’alto fusto, magari cercando faticosamente altre soluzioni, compresa quella di rivendicare una norma derogabile: l’usucapione, dopo 20 anni, del diritto di servitù e quindi a mantenere l'albero a distanza inferiore a quella definita nel Codice Civile.
L’incontro ha evidenziato una incompatibilità tra le giustificazioni che hanno portato l’amministrazione ad agire così drasticamente e quanto, da tempo, le associazioni e i gruppi ambientalisti chiedono in tema di sensibilità ambientali.

mercoledì 7 settembre 2016

A MEDA, ANCHE L'OZONO (O3) E' OLTRE I LIMITI


Non solo il PM10 e il Benzo(a)pirene (ce ne siamo occupati qui) caratterizzano negativamente l'aria di Meda.
Anche l'Ozono, tra i composti chimici monitorati dalla stazione di rilevamento degli inquinanti atmosferici di via Gagarin a Meda, da più tempo è oltre la soglia del "valore obiettivo" di 120 µg/m³ da non superarsi per più di 25 volte all'anno.
A Meda il "valore obiettivo" è stato valicato dall'inizio dell'estate 35 volte (in 45 giorni!).
Per 26 giorni l'Ozono era sopra il livello di attenzione e per 5 GIORNI ADDIRITTURA SOPRA AL LIVELLO DI ALLARME di 240 µg/m³.

L'Ozono (formula chimica O3) è un gas presente nella stratosfera essenziale per la vita sulla terra grazie alla sua capacità di assorbire i raggi ultravioletti, dannosi per la salute umana e l'equilibrio ecologico del pianeta. Purtroppo, da tempo, l'immissione in atmosfera di gas CFC e consimili ha provocato una diminuzione dello strato di Ozono nella stratosfera (il buco d'Ozono) e questo ha consentito il passaggio degli ultavioletti e concorso all'aumento della temperatura terrestre.
Quando presente nella parte bassa dell'atmosfera (troposfera) l'Ozono è invece dannoso per la salute poichè è un forte ossidante per gli esseri viventi e la vegetazione.

In 5 degli ultimi 10 giorni a Meda abbiamo avuto il SUPERAMENTO della SOGLIA di INFORMAZIONE, (180 µg/m³), livello oltre il quale sussiste un RISCHIO PER LA SALUTE UMANA in caso di ESPOSIZIONE DI BREVE DURATA per alcuni gruppi particolarmente sensibili della popolazione (bambini, persone sane che svolgono attività fisica all'aperto, persone con malattie respiratorie, persone con suscettibilità all'ozono).
Il supero della soglia di informazione impone di assicurare comunicazioni adeguate e tempestive.

Il livello di ALLARME (240 µg/m³) costituisce invece il livello oltre la quale sussiste un RISCHIO PER LA SALUTE IN CASO DI ESPOSIZIONE DI BREVE DURATA per la popolazione nel suo complesso.
Il raggiungimento dei 240 µg/m³ impone di adottare PROVVEDIMENTI IMMEDIATI.

Il Sindaco è il soggetto deputato a intervenire in merito in entrambe le situazioni in quanto responsabile della salute dei cittadini.
In attesa di avere una qualsivoglia azione da parte dell'amministrazione, proponiamo il vademecum di ARPA su cosa fare.