Apriamo il post con questa bella immagine per dire che è tempo di garantire a chi lo vuole la possibilità di diventare Cittadino italiano senza affrontare tortuosi e complicati percorsi ad ostacoli.
E' tempo, eppure ogni qualvolta in questo "povero paese" (culturalmente parlando) si tratta un argomento direttamente o indirettamente legato agli immigrati o alle migrazioni, si alzano forte gli ululati legaiol-fascistoidi.
Tutto serve affinchè i soliti seminatori di odio razziale colgano l'attimo per gridare la loro "ossessione" e cercarsi una squallida visibilità che nulla ha a che fare con un sano confronto dialettico e di merito.
E' successo anche ieri, 15-6-017, al Senato dove era in discussione la calendarizzazionee per l'avvio della discussione sul nuovo testo di legge dello "Ius Soli temperato".
Dopo il passaggio alla Camera del 13 ottobre 2015 ora, finalmente, anche il Senato si appresta ad esaminarlo e discuterlo, pur se con un'avvio indegno che lascia presagire future difficoltà e inciampi.
La nuova normativa sull'ottenimento della Cittadinanza italiana da tempo attende d'essere approvata per conformarci ad una condizione di diritto più ampio rispetto ai meccanismi restrittivi della legge attualmente in vigore (
la 91 del 1992).
Riguarderà principalmente i figli degli immigrati, in gran parte nati nel nostro Paese e qui inseriti.
Insomma prima di tutto una battaglia di Diritti e Civiltà.
Lega e fascisti scatenati contro lo ius soli
Alle 13,21 vola anche un «Vaffa» all’indirizzo del presidente del
Senato Pietro Grasso, solo che questa volta il tradizionale insulto
grillino non arriva dai banchi del Movimento 5 stelle bensì da un
senatore leghista, Raffaele Volpi, che per questo si becca una
sospensione – seppure temporanea – dal destinatario delle sue
attenzioni. Nel frattempo parte la carica del Carroccio ai banchi del
governo, con il capogruppo Gianmarco Centinaio letteralmente incollato
agli scranni più alti tanto che ci vogliono ben sette-commessi-sette per
riuscire a schiodarlo. E mentre le camice verdi scatenano la bagarre
all’interno dell’aula fuori, per strada, le camice nere di Casapound e
Forza Nuova si scontrano con la polizia: braccia tese e cartelli
truculenti da una parte, manganelli e idranti dall’altra (62 i militanti
di Forza nuova denunciati).
Che l’avvio della discussione sullo Ius soli temperato non sarebbe
stata una passeggiata si sapeva. Così come si sapeva che il Carroccio
avrebbe dato spettacolo sia con le solite urla che con una valanga di
emendamenti al testo: 48.408 proposte di modifica destinate molto
probabilmente a essere «cangurate», e quindi cancellate, nel giro di
qualche giorno.
La giornata però finisce anche con il ministro
dell’Istruzione Valeria Fedeli costretta a ricorrere alle cure
dell’infermeria dopo una brutta caduta («spinta dai leghisti», accusa il
Pd, ma il Carroccio nega) e lo stesso Centinaio che a sua volta deve
far ricorso al ghiaccio fornito dalla bouvette per tamponare almeno un
po’ il dolore a una mano.
Se non fosse per l’ennesimo insulto al parlamento e perché in ballo
ci sono le vite di un milione di ragazzi figli di immigrati, non
varrebbe quasi la pena di parlare di quanto accaduto ieri, tanto le
sceneggiate razziste dentro e fuori il Senato si assomigliano tutte. Ad
accendere il cerino questa volta ci pensa il M5S, altro gruppo che non
digerisce la riforma specie dopo l’ordine di scuderia impartito due
giorni fa da Grillo. I senatori pentastellati chiedono di votare prima
le pregiudiziali di costituzionalità sul decreto sui vaccini e poi, ma
solo poi, lo Ius soli. È un modo per prendere tempo, magari anche
facendo mancare il numero legale riuscendo così a impedire che la
riforma venga incardinata in aula.
A questo punto però, interviene la senatrice Loredana De Petris. La
capogruppo di Sinistra italiana parte al contrattacco e chiede di
mettere ai voti l’inversione dell’ordine del giorno: prima l’avvio della
discussione sulla cittadinanza e poi i vaccini. Proposta approvata
dall’aula con il voto contrario di Lega, centrodestra e M5S (con
l’eccezione però della senatrice Paola Taverna che non partecipa alla
votazione).
L’esito del voto è il gong che dà il via alla bagarre.
Insieme alle urla leghiste spuntano cartelli con scritto «No allo Ius
soli», «Prima gli italiani», «Stop all’invasione», mentre il presidente
Grasso prova senza successo a imporre un po’ di ordine.
Il senatore Salvatore Torrisi, presidente della Commissione Affari
costituzionali dove il provvedimento è rimasta ferma per quasi due anni,
per un po’ ci prova pure a illustrare la legge ma poi – sommerso dalle
urla – ci rinuncia e allega il testo scritto al disegno di legge. E’ a
questo punto più o meno che, viste ignorate tutte le sue proteste, il
leghista Volpi fa partire il suo «Vaffa» contro Grasso. Che reagisce
espellendolo dall’aula. Ma a questo punto a insorgere è il
vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, che spiega a Grasso come il
regolamento preveda che in caso di espulsione i lavori dell’aula
vengano interrotti. Ora, a Calderoli si può dire tutto tranne che non
conosca a perfezione il regolamento, quindi Grasso ci ripensa e, a
sorpresa, decide di sospendere la sospensione. Cosa che fa sbottare
Calderoli: «Un precedente così manco l’arbitro Moreno», dice il
leghista.
Tra urla e spintoni alla fine però la riforma della cittadinanza
viene incardinata, riuscendo così a mettere un primo importante paletto
al suo iter.
Difficile però che si possa arrivare a un voto prima dei
ballottaggi, mentre appare ormai scontato che il governo blinderà la
legge con il voto di fiducia, forte anche della tenuta della
maggioranza. Riuscendo così a mettere finalmente in salvo una riforma
attesa da anni.
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Dall Huffpost un articolo di Alfredo Somoza inquadra la situazione rispetto alla legge in vigore (
la 91 del 1992) e le modifiche migliorative che verrebbero introdotte.
Lo Ius soli, un dibattito antistorico
di Alfredo Luís Somoza
Presidente ICEI
Lo scontro in
Parlamento attorno alla legge sulla cittadinanza è fondamentalmente
antistorico. Lega Nord e neofascisti, con il silenzio complice de M5S,
starebbero tentando di evitare il "pericolo" dell'introduzione dello Ius
soli (diritto di suolo) per l'acquisizione della cittadinanza italiana
(storicamente
basata sullo Ius sanguinis,
diritto di sangue).
Diritto già esistente nel nostro ordinamento dal
1992!
Sono infatti fermi a due questioni ormai superate dalla storia. La
prima è che i due tipi di diritto, una volta utilizzati distintamente
dai paesi d'immigrazione (soli) e di emigrazione (sanguinis), avevano
come scopo rispettivamente formare cittadinanza e non perdere i legami
con i propri cittadini. Oggi quasi tutti gli Stati (in Europa e in
America) applicano un mix tra le due tradizioni.
È cittadino chi è
figlio di cittadino e chi nasce sul territorio della nazione.
Non esiste
più una distinzione netta, restano solo sfumature temporali.
Forse i
leghisti non si ricordano, visto che c'erano, e sicuramente i grillini
non sanno perché la Prima Repubblica è sempre e comunque da condannare,
che l'Italia fece la stessa scelta (il mix di diritto) nel lontano 1992,
con l'adeguamento della legge della cittadinanza ai provvedimenti
sull'immigrazione contenute
nella cosiddetta "Legge Martelli" del 1990.
La legge che regolava la situazione legale degli immigrati, estendeva
il diritto di asilo a tutte le nazioni (prima l'Italia riconosceva solo i
rifugiati da altri paesi europei) e introduceva i "flussi migratori",
cioé la programmazione dell'immigrazione (cosa praticamente mai
avvenuta).
Quindi
dal 1992, in Italia esiste lo Ius soli. E qui veniamo al punto che i
difensori dell'italianità ignorano. La formulazione esistente, cioè si
può optare per la cittadinanza italiana al 18° anno (e solo fino al 19°)
essendo nato in Italia e avendo vissuto regolarmente, è palesemente una
discriminazione rispetto a chi è nato all'estero e può ottenere la
cittadinanza dopo 10 anni ininterrotti di residenza. Cioè la legge in
vigore dimezza i tempi per la concessione della cittadinanza a chi è
nato all'estero rispetto a chi è nato sul suolo della Repubblica.
La
legge in discussione attualmente, il cosiddetto "Ius soli temperato",
prevede un percorso allineato con il resto dell'Europa di 5 anni. Viene
introdotto anche il cosiddetto "Ius culturae" che prevede la concessione della cittadinanza al minore che ha frequentato almeno 5 anni di scuola in Italia.
È
di questo che stiamo parlando, non dell'introduzione di una nuova fonte
di diritto, ma di un adeguamento temporale a ciò che esiste. La platea
interessata, che comunque avrebbe avuto diritto alla cittadinanza al
compimento del 18° anno (o dopo 10 anni di residenza) è di circa 850.000
ragazzi e ragazze.
Perché Lega Nord e neofascisti si oppongono con
così tanta rabbia
a questo provvedimento? Sono due le possibili risposte. La prima è che
questi ragazzi eserciteranno il diritto di voto attivo e passivo.
Difficilmente il loro consenso andrà a chi non li considera degni della
cittadinanza. La seconda motivazione è più complessa. Finché esista la
categoria "straniero", la xenofobia tipica dei movimenti di estrema
destra è "tollerata" e mascherata.
Lo
slogan "prima gli italiani" (o i francesi o gli spagnoli) regge fin
quando la cittadinanza taglia in modo netto una società. Ma se la
cittadinanza diventa diritto universale, bisogna trovare nuovi elementi
di esclusione. Ovviamente a quel punto scatta la questione "etnica". Non
ti posso più discriminare perché straniero, ma perché "oriundo"...
Ecco
che togliere l'alibi della cittadinanza all'estrema destra li svela per
quello che sono: movimenti xenofobi. E non vale più il silenzio
complice di chi in queste ore si sta astenendo per calcolo elettorale di
piccolo cabotaggio. Si sta di qua o di là rispetto alle democrazie
occidentali.